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Diritto di voto: importanti cambiamenti

by Redazione

Sembra si sia vicini ad una svolta sul riconoscimento del diritto di voto attivo e passivo per le elezioni amministrative ai cittadini non comunitari.

È, infatti, una delle novità contenute nello schema del disegno di legge delega sul Codice delle autonomie locali approvato lo scorso 19 gennaio dal Consiglio dei Ministri.
Grazie al provvedimento, che dà attuazione al Titolo V della Costituzione, si procederà alla ridefinizione delle funzioni fondamentali degli enti locali, a disciplinare l’ordinamento di Roma capitale, all’istituzione delle città metropolitane e alla revisione delle circoscrizioni delle Province, ma si darà, altresì, la possibilità a Comuni e Città metropolitane di riconoscere nei rispettivi statuti l’elettorato attivo e passivo nelle elezioni degli organi di decentramento ai cittadini stranieri in possesso della carta di soggiorno.

Il principio in questione, peraltro, non rappresenta – come si legge nell’atto stesso – una novità nel panorama giuridico nazionale se si considera che esso, già implicito nelle disposizioni degli articoli 8 e 17 del T.U.E.l e nell’articolo 9 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, é stato già indirettamente riconosciuto dal Consiglio di Stato (pareri n. 8007/2004 e 11074/2004); questo nell’ottica di un ampliamento della partecipazione democratica per il pieno coinvolgimento di tutti i cittadini alla vita delle comunità locali.

Ma non è tutto.

Anche nella tanto attesa riforma della legge Bossi-Fini, a cui stanno lavorando congiuntamente il Ministero dell’Interno e il Ministero della Solidarietà Sociale, è sancito questo diritto.
Il testo Amato e Ferrero, di cui circola una prima bozza di disegno di legge delega, stabilisce “l’elettorato attivo e passivo alle elezioni amministrative per i soggiornanti di lungo periodo”. Diritto di voto esteso, dunque, ai migranti con carta di soggiorno, residenti in Italia da almeno 5 anni, in conformità al Capitolo C della Convenzione di Strasburgo del 5 febbraio1992.

L’esercizio del diritto di voto da parte dei cittadini stranieri di provenienza extraeuropea va acquisendo un peso sempre maggiore nel dibattito giuridico-politico italiano, rappresentando ormai un aspetto centrale delle politiche di inclusione e non solo. E i diversi interventi di modifica statutaria da parte di numerose realtà territoriali in tal senso esprimono chiaramente esigenze nuove, ma soprattutto sono risposte consapevoli ad una mutata realtà politica e sociale.

Con l’estensione dell’elettorato attivo e passivo a livello amministrativo agli stranieri non comunitari viene assicurata la formazione di organismi che rappresentano l’intera comunità in quanto eletti da cittadini migranti, parte della nostra società, insieme e alla pari con cittadini italiani. D’altra parte la garanzia di una piena rappresentanza dei migranti, qual è il voto, costituisce un elemento basilare per una loro effettiva inclusione nella vita pubblica locale, oltre che per una completa realizzazione della loro dimensione umana.

Dai diritti politici, dunque, non si può prescindere: il voto non risolverà tutto, ma senza voto non si risolve nulla.
Il diritto di elettorato per i cittadini stranieri a livello amministrativo rappresenta una tappa fondamentale in un percorso da cui non sarà più possibile tornare indietro, percorso che va nella direzione di una più compiuta democrazia. E probabilmente, proprio per questo, non bisogna abbandonare la strada della ratifica del già citato Capitolo C della Convenzione di Strasburgo del 1992, come possibile strumento per un impegno certo e duraturo nel tempo che, in quanto preso in un consesso autorevole come quello europeo, difficilmente potrà essere stravolto nel tempo a colpi di maggioranze diverse e divergenti.

D’altro canto il nostro Paese, in sintonia e sinergia con il contesto europeo – dove molti Paesi hanno già fatto questo importante passo – appare ormai pronto e maturo a risposte di questo tipo, azioni che si impongono come necessarie nella realizzazione di un rinnovato sistema di diritti per i residenti di provenienza immigrata.

Maria Carla Intrivici

(30 gennaio 2007)


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