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Ue: Blue card e lotta al lavoro nero

by Redazione

Il Consiglio dei ministri dell’Unione europea ha approvato in via definitiva due direttive che hanno l’obiettivo rispettivamente l’una di facilitare l’ingresso di lavoratori altamente qualificati in Europa attraverso l’introduzione della Blue card, l’altra di scoraggiare, con sanzioni, lo sfruttamento dei lavoratori stranieri illegali.

La prima direttiva prevede che i lavoratori qualificati (almeno 5 anni di esperienza nel settore richiesto o un titolo universitario riconosciuto dallo Stato ospitante) abbiano diritto ad un permesso di residenza e lavoro temporaneo, simile alla green card americana, per un periodo compreso tra uno e quatto anni. Il cittadino straniero titolare della c.d. Carta blu europea avrà la possibilità di spostarsi tra gli Stati membri dell’Ue con i suoi familiari, senza ulteriori formalità e sull’intero territorio europeo godrà dello stesso trattamento: medesime condizioni di lavoro, libertà di associarsi, possibilità di formazione e riconoscimento dei titoli professionali, assistenza sociale e accesso a beni e servizi. La Carta blu sarà accordata ai lavoratori stranieri che ricevono un’offerta di lavoro da parte di un datore di lavoro che si trova in uno Stato membro e ai migranti già residenti nell’Ue per lavoro, ma non ai richiedenti asilo o ai lavoratori stagionali.
Ad ogni Paese Ue, inoltre, spetterà decidere ogni anno il numero di lavoratori che sarà in grado di ospitare.

La seconda direttiva stabilisce sanzioni nei confronti dei datori di lavoro che impiegano manodopera straniera non in regola. Il provvedimento prevede misure sanzionatorie pecuniarie, amministrative e penali, comuni a tutti gli Stati membri.
In particolare chi assume cittadini stranieri irregolari verrà multato, dovendo sostenere nel caso il costo del rimpatrio, il rimborso degli stipendi, delle tasse e dei contributi previdenziali non versati.  A livello amministrativo, chi viola la legge rischierà la perdita di sgravi fiscali e sussidi nazionali o europei, fino a cinque anni, la chiusura degli stabilimenti o il ritiro della licenza, fatta eccezione per le persone fisiche che hanno assunto a fini privati. Sono previste, poi, sanzioni penali in caso di ripetute infrazioni, di impiego di un elevato numero di lavoratori non comunitari illegali, di vittime del traffico di persone o di minorenni e di condizioni lavorative di particolare sfruttamento.

Gli Stati membri avranno due anni di tempo per recepire nei rispettivi ordinamenti le due nuove direttive comunitarie.

Maria Carla Intrivici

(28 maggio 2009)


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