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IMMIGRAZIONE,CITTADINANZA E DEMOCRAZIA

by Redazione

IMMIGRAZIONE, CITTADINANZA E DEMOCRAZIA

 

NESSUN LUOGO e’ LONTANO con questo documento ribadisce il proprio impegno perché le nuove istituzioni frutto della prossima tornata elettorale nazionale e regionale, siano caratterizzate dalla effettiva volontà di aprire una stagione di nuove politiche per l’immigrazione, a partire dal diritto di cittadinanza. L’associazione opererà altresì perché a questo processo si unisca e coordini una nuova legge nazionale sulla immigrazione e idonee scelte per giungere rapidamente al diritto di voto. Non solo una nuova legge dunque ma una nuova politica a tutti i livelli, che determini, insieme a quello economico, il risveglio sociale e democratico del Paese.

Tutte le analisi sociologiche dimostrano in modo incontrovertibile come il fenomeno migratorio sia da anni un fatto irreversibile e positivo per la comunità nazionale e che esso avrebbe dispiegato ancora maggiori effetti positivi sul sistema se i decisori politici, in fortissimo ritardo culturale, non avessero adottato norme sbagliate, deboli per qualità democratica e senza prospettiva e visione.

Ideologizzare l’immigrazione è stato il pretesto per evitare il “ rischio” e la “ fatica” di farne fattore di sviluppo economico e sociale. In altre parole, sappiamo che politiche sociali espansive sono possibili solo quando ci sono sviluppo e opportunità, ma non cogliere che l’ immigrazione governata è essa stessa fattore di sviluppo, è stato e continua ad essere il maggiore errore della politica italiana a partire dagli anni 90.

Dobbiamo anche rilevare come, fino ad oggi, il sistema delle politiche migratorie abbia retto ed abbia presentato solo circoscritti fenomeni di disordine sociale perché, a fronte di una legislazione sbagliata, hanno resistito in diverse aree del Paese politiche territoriali e regionali spesso positive e anche di avanguardia, puntate al dialogo, alla convivenza civica, alla pedagogia democratica verso i giovani. Una positività diffusa che con i tagli al welfare e il sostanziale azzeramento dei trasferimenti ai territori per le politiche per l’ integrazione rischia di saltare con conseguenze non facilmente valutabili. Il vero punto è dunque stabilire una del tutto nuova stagione delle politiche italiane sull’immigrazione con buone leggi ( che non ci sono ) e buone prassi ( insufficienti – ma ce ne sono – e che rischiano di saltare creando un vuoto sociale pericoloso).

Lo scontro culturale e politico sul governo delle migrazioni vede da anni la prevalenza di assiomi e luoghi comuni che contrappongono accoglienza e rifiuto, favoleggiano di lavoro rubato o residuale, di minacce all’ordine pubblico e alla sicurezza. Atteggiamenti strumentali e di radicalismo sotto-culturale che hanno impedito o rallentato la predisposizione di politiche attive che facessero evolvere il fenomeno migratorio – che rappresenta una rivoluzione globale del ventesimo secolo –  verso un effettivo fattore di sviluppo.

Gli sforzi che le energie culturali,civili e politiche devono compiere vanno esattamente in questo senso nella consapevolezza che non c’è altro tempo da perdere. Demografia, invecchiamento, politiche di welfare, imprenditoria diffusa sono assi portanti di una diversa policy degli spostamenti umani. Colpisce il fatto che l’ invecchiamento della popolazione e il decremento della popolazione attiva non liberi nuovo lavoro, tutt’ altro. Ci sembra che la mancanza di un patto civico tra italiani di nascita e di destino non consenta di utilizzare tutte le nostre risorse umane per rilanciare il Paese.

Una sorta di gioco a somma zero che non permette efficaci politiche per il lavoro e lo sviluppo.

Per questo crediamo che nessuna iniziativa su questi temi potrà tenere il campo se non all’interno di buone politiche di cittadinanza e per la rappresentanza. Non esiste nessun precedente in ambito europeo e occidentale in genere, che abbia realizzato crescita economica senza libertà, senza uguaglianza e senza democrazia. Solo se si saprà mettere sullo stesso piano tutti i cittadini, si potrà arrestare il declino e traguardare una crescita come obiettivo di tutti.

Noi dunque uniremo le nostre forze a quanti si impegneranno per un’altra legge nazionale sull’ immigrazione poiché l’ attuale Testo Unico è sbagliato, ansiogeno e fatto per seminare paura e chiusure tra italiani di nascita e di destino. Quel testo non riesce a fare nessuna seria proposta per il contenimento della spinta migratoria che a parole prometteva addirittura di azzerare. Risente di una cultura xenofoba che non fa bene soprattutto all’ Italia e agli italiani.

Ci impegneremo allo stesso tempo e con pari determinazione per modificare la legge della Regione Lazio sulla rappresentanza delle persone immigrate, perché quella legge che pure parte da presupposti enormemente più civili rispetto alla norma nazionale vigente, mostra i segni del tempo (che in immigrazione scorre molto in fretta) ed è, nella sostanza, uno strumento insufficiente a governare i fenomeni che e’ chiamata a regolare . Occorre modificarla affinché risponda alla grande effettiva domanda di inclusione sociale e di valorizzazione culturale della diversità e, d’ altro canto, riesca a dare alle istituzioni comunali e di prossimità la possibilità di programmare interventi di policy strutturali e di respiro.

La nostra idea è che chiunque voglia fare cose buone per questo Paese deve fare cose buone per quella parte di abitanti che vivono una sorta di apartheid dei diritti e che per questo non possiamo ipocritamente chiamare concittadini: Saranno cittadini quando potranno eleggere ed essere eletti, non un minuto prima.
La logica di una cittadinanza di serie A e una di serie B è, in fondo, la forma più pericolosa di razzismo, funzionale a forme di dumping sociale, al trattamento differente nel lavoro, nei servizi e, soprattutto, nella e nelle libertà. Permane e prospera, anche nelle teorie più aperte, l’ idea mercantilistica dell’ accettazione dell’ immigrato perché serve; questa visione ci consegna ad un razzismo attenuato secondo cui “ io non ti lascio dove sei, ma non consentirò mai che tu arrivi fino a me”.

Dobbiamo convincerci che non esiste il razzismo lieve ma solo il razzismo e che la parità dei diritti e dei doveri di fronte alla legge è la sola arma per superare le disparità tra uomini.

Non a caso riusciamo come Paese ad essere “generosi” nel concedere asilo e protezione umanitaria a chi ne ha diritto secondo le norme internazionali e poi ad abbandonare al loro destino i profughi nell’ assenza di una legge organica sulla materia. Finora ha prevalso la filosofia degli annunci, del buonismo al posto dei diritti e delle urla nel buio lanciate dalla Bossi – Fini, che non hanno impedito l’ ingresso irregolare di 4 milioni di stranieri.

E’ per questo insieme di valutazioni che chiediamo alle forze politiche di cambiare rotta: se per dare un governo alla immigrazione non si vuole partire dalla cultura civile dei diritti, si parta dal considerare che l’ immigrazione produce ormai l’ 11 % del PIL e migliaia di nuovi posti di lavoro, che sostiene già oggi una previdenza che altrimenti esploderebbe, senza considerare l’ arricchimento per la nostra cultura. Poi però, se questi dati verranno ritenuti importanti, si spieghi al Paese come si intenderebbe conservarli ad accrescerli, fuori da un quadro di parità, di democrazia, di civiltà giuridica.

Noi siamo pienamente fiduciosi che i cambiamenti impetuosi di questi anni autorizzino ciò che abbiamo chiamato la “ cocciuta speranza”. Siamo convinti che se avremo la forza di continuare un cammino che in questi anni il sindacato e molte associazioni tra le quali noi, hanno continuato a portare avanti spiegando, mobilitandosi e ripartendo dopo ogni sconfitta, ce la possiamo fare.
Siamo soprattutto persuasi che continuando a spiegare e a confrontarci, la maggior parte della cittadinanza sia dalla nostra stessa parte. E non abbiamo dunque paura del lavoro che ci aspetta.

Il prossimo 19 Febbraio inizia un percorso organizzativo a cui molte realtà hanno già risposto positivamente: facciamo appello a quanti vorranno essere con noi di aprire insieme un confronto. Ci diremo di cosa c’è bisogno per quella che sarà una battaglia di lunga lena con il superamento e la riscrittura di una legge nazionale sbagliata , la trasformazione di una legge regionale e la predisposizione di nuove proposte politiche su questi temi. Si tratta di obiettivi importanti su cui ci impegneremo con determinazione.

Il principale segno distintivo di questa mobilitazione dovrà essere la sua presenza nel dibattito pubblico e fuori dalla ristretta cerchia degli addetti ai lavori, nelle scuole, nei posti di lavoro e nelle organizzazioni culturali e sociali. Solo affermandosi nella coscienza e nella mente della maggioranza degli italiani, questi obiettivi potranno essere centrati.

Roma, febbraio 2013


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