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Lavavetri si…lavavetri no

by Redazione

Divampa, con i soliti toni che aspirano al melodramma, ma si risolvono in operetta, la polemica sull’ordinanza del Comune di Firenze che colpisce i lavavetri.
E le opinioni possibili, come di consueto, sono due e due soltanto: chi dice che è giusto perché costoro importunano o addirittura intimidiscono gli automobilisti – soprattutto se donne sole o anziani – perché dietro la faccia della disperata miseria fiorisce un racket straccione ma spietato, e via dicendo. E poi c’è il consueto partito del solidarismo “a prescindere” che ci ricorda che se quei poveri cristi avessero una vera opportunità di lavoro, se lo stato restituisse loro una dignità e se Berlusconi non avesse vinto le elezioni scorse (non c’entra ma non guasta!) tutto questo scempio agli incroci non ci sarebbe. E in ogni caso, dicono questi nostri splendidi connazionali, lo Stato (o il Comune di Firenze, in questo caso) è un fellone che infierisce su chi non può difendersi.
Come di consueto, non esiste l’eventualità di una terza posizione tra le due che si fronteggiano: non si pretende di averne diciotto possibili, ma almeno una terza…invece niente.

Se un’ulteriore posizione potesse essere almeno espressa, mi verrebbe da dire che un soggetto pubblico che persegue un reato fa il suo dovere e se gira la testa dall’altra parte, è colpevole. STOP. Poi però, se una terza posizione si potesse esprimere, direi che è proprio nel dividere i cittadini onesti da quelli disonesti o comunque operai del crimine, dando ai primi tutti i diritti e ai secondi le pene secondo giustizia, che si misura uno Stato giusto, equo, inclusivo, serio.
Ma ciò vorrebbe dire che ai cittadini onesti, tutti e da qualunque posto provengano, bisognerebbe garantire lo stesso diritto costituzionale che non li discrimina per razza, religione, lingua, fede politica. Se una terza posizione fosse ammessa, direi che finché si vorrà sorvolare sul fatto che la sicurezza sociale non è una partita in cui la squadra dei nativi si oppone a quella degli immigrati, ma quella degli onesti a quella dei disonesti, quella dei civili a quella degli incivili, quella dei giusti a quella degli ingiusti, il problema non è e non sarà mai “lavavetri si, lavavetri no”, ma che tipo di Stato vogliamo costruire.

Se una terza posizione fosse ammessa direi che ho paura del cono d’ombra in cui, per cecità o strabismo, vengono ricacciati gli stranieri in quanto tali e non i disonesti di ogni patria e colore. Ma per una terza posizione non c’è spazio; non c’è nella piattaforma dei partiti vecchi, di quelli semi-nuovi, ne di quelli che verranno.
Non c’è spazio, ma se ci fosse, direi che non ripensando il significato di cittadinanza, le nostre società somigliano sempre più a quei piromani estivi che incendiano le foreste che ci fanno respirare.

Fabrizio Molina

(30 agosto 2007)


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