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Amato: politiche UE per favorire l’immigrazione legale

by Redazione

Alla fine del mese scorso – 22 e 23 novembre – si è svolta a Tripoli la prima conferenza ministeriale Europa-Africa sull’immigrazione e lo sviluppo grazie alle insistenze della diplomazia italiana – anche in seguito all’iniziativa congiunta di Italia, Francia Spagna in favore di un approccio europeo al fenomeno migratorio – con il sostegno della Libia, uno dei principali Paesi da cui partono la maggior parte dei barconi che portano i migranti, in cerca di una vita migliore per loro e per i propri figli, soprattutto in Italia e in Spagna.

(12 dicembre 2006)

Alla fine del mese scorso – 22 e 23 novembre – si è svolta a Tripoli la prima conferenza ministeriale Europa-Africa sull’immigrazione e lo sviluppo grazie alle insistenze della diplomazia italiana – anche in seguito all’iniziativa congiunta di Italia, Francia Spagna in favore di un approccio europeo al fenomeno migratorio – con il sostegno della Libia, uno dei principali Paesi da cui partono la maggior parte dei barconi che portano i migranti, in cerca di una vita migliore per loro e per i propri figli, soprattutto in Italia e in Spagna.

Gestione dei flussi migratori, politiche di sicurezza e sviluppo questi i temi al centro del vertice. Hanno Partecipato 30 Paesi europei – compresa Svizzera e Norvegia – la Commissione Europea, rappresentata dal Commissario dell’UE per la giustizia e gli affari interni Franco Frattini, e tutti i membri dell’Unione Africana, i 53 paesi del continente.

Dagli anni novanta migliaia di nord africani hanno attraversato il mediterraneo per raggiungere l’altra sponda europea. Molti arrivano in Italia, il 69% degli africani è originario della parte settentrionale del continente, il restante 31% dell’Africa sub-sahariana. Il numero di migranti dall’area sub-sahariana sta aumentando, facendo divenire il Nord Africa luogo di transito o di destinazione finale dei flussi migratori, mentre la Libia sta divenendo il crocevia anche delle migrazioni tra l’Africa orientale e i Paesi euro-mediterranei. Un ulteriore fenomeno è da considerare: migranti dalla Cina, India, Pakistan e Bangladesh  attraversano le rotte che dal Sahara portano verso i Paesi del Nord-Africa.

I principali risultati del summit hanno riguardato: il rispetto degli accordi di riammissione dei clandestini nei Paesi di origine, per promuovere la cooperazione contro l’immigrazione illegale; favorire lo scambio delle migliori prassi costituendo una rete delle esistenti istituzioni di ricerca in vista della nascita di un osservatorio sulle migrazioni e lo sviluppo; l’impegno a valutare la possibilità di un fondo ad hoc euro-africano per l’immigrazione. Su quest’ultimo punto non si è raggiunto un accordo, anche per il veto posto dal commissario UE per gli aiuti umanitari e lo sviluppo Louis Michel, secondo il quale i soldi destinati al settore di sua competenza non devono essere toccati per nessuna ragione, richiedendo il reperimento di fondi ex novo. D’altra parte sul piano finanziario si ribadisce l’impegno a perseguire gli “obiettivi del millennio” definiti dalle Nazioni Unite: destinare lo 0,7% del PIL agli aiuti pubblici e allo sviluppo (APS) entro il 2015, con un impegno intermedio nel 2010, con lo 0,56%. La dichiarazione finale del summit prevede anche il rafforzamento del sistema dell’istruzione nei Paesi dove è stata più massiccia la fuga di cervelli per passare a programmi di sviluppo. Su tutti i temi trattatati proseguirà il lavoro congiunto delle commissioni in vista del “Tripoli 2”, che si terrà “entro i prossimi tre anni”.

Lo scopo è quello di creare un sistema di collaborazione tra Paesi d’origine e destinazione degli immigrati creando un partenariato tra soggetti europei e africani, al di là degli accordi bilaterali tra Stati.
Da parte del governo italiano si è consolidata la collaborazione con la Libia: il pattugliamento misto, degli oltre 2 km di costa e l’addestramento dei piloti libici da parte di quelli italiani nell’uso delle motovedette, sono tra i risultati raggiunti tra Amato e il suo omologo libico. L’Italia finanzia già con l’Unione Europea un progetto per il controllo del confine con il Niger: “Accross Sahara”.
Il Ministro Amato ha insistito nei giorni successivi al vertice su interventi coordinati a livello europeo in favore dell’immigrazione legale “magari organizzando delle liste nei Paesi d’origine”. Ha paventato anche il rischio di inevitabili sanatorie in assenza di misure alternative – basti pensare alla regolarizzazione di duecentomila stranieri in Germania. – “che coinvolgono la responsabilità di tutti: Unione Europea, governi nazionali sia dei Paesi d’arrivo che dei Paesi di provenienza, associazioni private”.

Le cifre del Fondo per l’immigrazione sono ancora da stabilire, ma gli aiuti destinati allo sviluppo economico e i controlli a confini avranno bisogno di un quadro più ampio di gestione coordinata dei flussi migratori, tenendo in debito conto le cause che li determinano, come i processi socio-economici e demografici.

Un coordinamento delle politiche relative ai flussi migratori eviterebbe “l’effetto diversione” che politiche nazionali non coordinate di chiusura o di apertura dei confini provocherebbero. In effetti, gli stranieri, in particolare i più disperati e risoluti, si indirizzano verso i Paesi che – legalmente o meno – sono maggiormente attraversabili.

Dario Porta

(12 dicembre 2006)


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