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Attento al sacco

by Redazione

Sono un convinto ammiratore di Berlusconi. Almeno dai tempi in cui decise di finirla con Lombroso e le sue teorie secondo cui i farabutti basta guardarli in faccia e, con coerenza, ne assunse un certo numero nella sua azienda: il Parlamento. L’ammirazione però non mi fa velo e cerco di metterlo in guardia dai suoi errori del passato. Ho detto errori, se mi sente Bondi o mi spara o mi dedica una poesia, che è peggio!

Ciaonè, 15 giugno 2007

Sono un convinto ammiratore di Berlusconi. Almeno dai tempi in cui decise di finirla con Lombroso e le sue teorie secondo cui i farabutti basta guardarli in faccia e, con coerenza, ne assunse un certo numero nella sua azienda: il Parlamento. L’ammirazione però non mi fa velo e cerco di metterlo in guardia dai suoi errori del passato. Ho detto errori, se mi sente Bondi o mi spara o mi dedica una poesia, che è peggio!

Mercoledì andrà dal Capo dello Stato, ma nessuno sa a fare cosa. Nemmeno lui e, tantomeno, Napolitano. Forse gli chiederà di sciogliere le Camere o, forse, si limiterà a dirgli che Prodi le sbaglia tutte ma ha una fortuna da fare schifo o, in ultima analisi, gli chiederà l’autorizzazione a ricomprarsi Shevchenko. Lui è così, del tutto imprevedibile. Speriamo solo dia retta a Gianni Letta e non si metta a fare lo spiritoso parlando di gnocca.
Veniamo all’errore che vorrei consigliargli di non fare. Nel ’95, era un politico e un premier apprendista. Venne infilzato da Bossi, che non era un apprendista, e dovette salire da Scalfaro con le dimissioni in bocca. Era certo che Oscar lo avrebbe reincaricato subito. Invece si prese qualche giorno per esplorare. Così gli disse. Berlusconi uscì tranquillo ma indignato con uno che riteneva, in buona fede, essere un suo sottoposto. Dopo pochi giorni Scalfaro lo chiamò e con un democristiano panegirico, gli disse che il Parlamento non lo voleva. Tutti ma non lui. Gli fece balenare l’idea di un suo ministro di allora, Dini, che Silvio considerava poco più che una valletta di Striscia.

Berlusconi pensò che lo avrebbe comandato a bacchetta e disse ok. Scalfaro chiuse il sacco. Dini fece il ribaltone, ecc. ecc. Ora, Napolitano non è Scalfaro; ma se il Cavaliere si fa fregare da uno di Novara, figuriamoci da uno nato a Napoli….

Ciaonè, 15 giugno 2007


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