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Capire chi è il cattivo

by Redazione

Io dei comunisti non ho mai potuto soffrire l’arroganza intellettuale, la sconfinata superbia, la faziosità proterva. Apprezzavo la militanza della base, le lunghe notti in sezione o passate a fare attacchinaggio, la fede con cui friggevano frittelle ai Festival dell’Unità e lo straziante dolore di milioni di donne e uomini quando moriva il loro papa, Togliatti o Berlinguer che fosse. Ammiravo il loro aver fatto sistema e aver protetto i compagni più deboli; tutti sanno o dovrebbero sapere che le coop non nacquero per gestire ipermercati in provincia di Ferrara, ma per strappare alla disoccupazione e alla fame gli uomini epurati dal fascismo perché comunisti o, semplicemente, non fascisti. Ma l’ammirazione era schiantata dalla constatazione che, negli anni d’oro, la maggior parte di loro faceva qualunque cosa se lo “chiedeva il partito”. Sono stato comunista dai quindici ai vent’anni, molto comunista. Condividevo quell’aspirazione alla giustizia che mi rendeva insopportabile la raccomandazione democristiana, l’avventurismo dei socialisti e la retorica di liberali e monarchici.

Ciaonè, 18 settembre 2008

Io dei comunisti non ho mai potuto soffrire l’arroganza intellettuale, la sconfinata superbia, la faziosità proterva. Apprezzavo la militanza della base, le lunghe notti in sezione o passate a fare attacchinaggio, la fede con cui friggevano frittelle ai Festival dell’Unità e lo straziante dolore di milioni di donne e uomini quando moriva il loro papa, Togliatti o Berlinguer che fosse. Ammiravo il loro aver fatto sistema e aver protetto i compagni più deboli; tutti sanno o dovrebbero sapere che le coop non nacquero per gestire ipermercati in provincia di Ferrara, ma per strappare alla disoccupazione e alla fame gli uomini epurati dal fascismo perché comunisti o, semplicemente, non fascisti. Ma l’ammirazione era schiantata dalla constatazione che, negli anni d’oro, la maggior parte di loro faceva qualunque cosa se lo “chiedeva il partito”. Sono stato comunista dai quindici ai vent’anni, molto comunista. Condividevo quell’aspirazione alla giustizia che mi rendeva insopportabile la raccomandazione democristiana, l’avventurismo dei socialisti e la retorica di liberali e monarchici.

Ma io, l’ho capito in quegli anni, avrei potuto sopravvivere (male) senza giustizia ma, senza aspirazione alla libertà sarei morto. Dunque non potevo essere comunista. E li ho, nel mio piccolo, combattuti da allora fino alla loro fine, avvenuta quasi trent’anni fa. Berlusconi, invece, i comunisti li ha sempre odiati, anche se lo hanno reso, loro malgrado, ricco e famoso. Però lui quest’odio ha saputo vincerlo, facendo le scampagnate e i bagni di mare con Putin, gli è bastato che Vladimir rinunciasse al nome. Se poi ammazza giornalisti stranieri e russi, se ammassa tre famiglie in due stanzette, se fornisce armi a Cuba, se ricatta il mondo con il gas, esattamente come avrebbe fatto Stalin, lui lo ama lo stesso. Ecco perché, a mio parere, il più cattivo sono io.

Ciaonè, 18 settembre 2008


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