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Compromesso Europeo

by Redazione

Il vertice dei Capi di Stato e di Governo dei 27 Paesi dell’Unione Europea del 22-23 si è concluso con un compromesso, definito dai Paesi c.d. europeisti, tra cui l’Italia, “al ribasso”, in particolare per le resistenze frenatrici di Gran Bretagna e Polonia.
Messa da parte la “Costituzione Europea”, stralciata la terza parte relativa alle politiche e funzioni dell’UE, a luglio sarà convocata una Conferenza intergovernativa per definire le modifiche al trattato in vigore concordate al summit UE: l’estensione del voto a maggioranza qualificata che dovrebbe diventare la regola per quasi tutti i settori, immigrazione compresa, escluse invece politica estera, sicurezza sociale e fisco; il nuovo meccanismo di voto “doppia maggioranza per il Consiglio” (55% degli Stati membri e 65% della popolazione); la nuova presidenza del Consiglio con un mandato di due anni; la previsione di un Alto rappresentante per gli esteri e la sicurezza; l’estensione della procedura di codecisione per il Parlamento Europeo.
Certo l’entrata in vigore di alcune riforme è stata posticipata di alcuni anni: dal 2014 in poi la Commissione sarà composta da un numero di membri corrispondente ai due terzi del numero dei Paesi dell’UE; dal 2017 entrerà in vigore la doppia maggioranza, ma con il meccanismo dell’”opting out” la Gran Bretagna in primis potrà chiamarsi fuori dalle comuni decisioni in materia di cooperazione giudiziaria, di polizia e dell’immigrazione, così come dalla natura vincolante della Carta dei diritti fondamentali.

Il cammino dell’Europa continua anche se con qualche difficoltà. Nessuno ha messo in discussione comunque il riconoscimento della personalità giuridica dell’UE, già soggetto internazionale, non solo dal punto di vista commerciale.

Il Consiglio dei 27 Paesi dell’Unione Europea ha comunque riaffermato la necessità di sviluppare una comune politica dell’immigrazione che tenga conto di tutti gli aspetti e basata su un effettivo partenariato con i Paesi terzi, integrata nella politiche esterne dell’Unione, riaffermando l’impegno e l’importanza di una nuova direttiva contro il lavoro nero dei migranti, considerato come fattore determinante dell’immigrazione illegale.

Al Portogallo spetta la presidenza dell’Europa, già da luglio, e la guida della Conferenza intergovernativa che inizierà il processo di modifica del Trattato e si concluderà con le ratifiche dei Paesi membri, probabilmente prima delle Europee del 2009. L’esito della lotta tra ostruzionismi e progressi verso un maggiore coordinamento efficace delle politiche nazionali è ancora incerto.

Europa a due velocità con alcuni Paesi “pionieri” con cooperazioni rafforzate? Ai governi dei 27 spetta un compito arduo di fronte alle domande e preoccupazioni dei popoli, dei cittadini anche migranti nei rispettivi Paesi, europeisti e non.

Dario Porta

(28 giugno 2007)


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