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Dibattito al PE sui Rom in Italia

by Redazione

 

Ieri si è svolto il dibattito sulla situazione dei Rom in Italia. Il Commissario europeo responsabile per l’Occupazione e gli Affari sociali Vladim?r ?pidla ha affermato che gli Stati membri devono garantire la sicurezza di tutte le persone che vivono nel territorio sottolineando che l’espulsione è una “misura estrema” di limitazione di una libertà fondamentale sancita dal Trattato, da attuare, quindi, caso per caso. Inoltre, il Commissario ha voluto rammentare l’importanza della direttiva che sancisce la libera circolazione dei cittadini europei (direttiva 2004/38/CE) che di conseguenza «i cittadini rumeni hanno la stessa libertà di circolare dei cittadini degli altri Paesi europei», ha messo in risalto l’impegno della Commissione europea la quale respinge l’assimilazione dei Rom ai criminali», stigmatizzando qualsiasi tipo di violenza come quella verificatesi in Italia a Ponticelli. Per luglio si prevede che verrà presentato un documento Ue relativo alle politiche per i Rom, soprattutto per prevenire le discriminazioni.

 

Sono seguiti gli interventi degli europarlamentari. In particolare, il capogruppo del Partito socialista europeo (PSE), Martin Schulz, ha osservato che la situazione dei Rom in tutta l’Europa «è drammatica» e che l’obiettivo del dibattito al Parlamento europeo non è di «accusare l’Italia» ma di cercare con le autorità italiane di risolvere il problema delle comunità rom; ha chiesto, inoltre, l’impegno «perché gli avvenimenti degli ultimi giorni servano a dire che i Rom hanno bisogno della solidarietà di tutti per integrarli». L’intervento di Vikt?ria Moh?csi, rom ungherese, del gruppo liberaldemocratico (ALDE), che ha visitato recentemente i campi rom a Roma e Napoli, è stato molto severo; ha sostenuto che i Rom sono il “capro espiatorio elettorale” scelto per distogliere l’attenzione dai veri problemi. Da segnalare tra gli altri interventi quello del rumeno Severin (PSE) che ha paventato il varo di leggi razziali in una situazione di cui sono vittime non solo i rom e i rumeni ma anche gli italiani.

La situazione delle minoranze etnico-linguistiche – Rom Sinti e Camminanti – anche dal punto di vista dei diritti è diventata negli ultimi anni tra le questioni socio-politiche più dibattute in Europa, nonostante la diffusione di un sentimento “anti-rom”, estremamente alto in alcuni Paesi dell’Unione. Con più di dieci milioni di appartenenti sparsi in molti Paesi europei, i Rom costituiscono il più grande gruppo minoritario etnico transnazionale dell’Ue.
In Italia i Rom sono stimati tra le 130.000 e le 150.000 unità – di cui più della metà sono cittadini italiani – e rappresentano circa lo 0,25% del totale della popolazione, anche se in realtà non esistono dati precisi e univoci sull’attuale presenza di queste popolazioni nel nostro Paese. Maggiore è la presenza negli altri Paesi europei (Consiglio d’Europa, 2006) in ordine decrescente: Spagna (700.000), Francia (oltre 300.000), Grecia (circa 220.000), Regno Unito (circa 200.000), Germania (circa 100.000).

Quando le politiche non creano le condizioni per governare i fenomeni dando risposte ai problemi reali, cercando di prevenire l’illegalità e di favorire la coesione, è facile la deriva verso la c.d. sicurezza esercitata solo verso alcuni gruppi di popolazione, sterile valvola di sfogo alle insicurezze che possono innescare, a causa di miopi strumentalizzazioni, attacchi veri e propri allo “straniero”.

Da questo dibattito, al di là delle scaramucce tra parlamentari italiani, emerge la necessità che la questione venga affrontata a livello sia nazionale che europeo attraverso l’elaborazione e predisposizione di una politica, che vada oltre azioni emergenziali e di “tamponamento”, governi il fenomeno in modo razionale mediante interventi mirati in diversi settori e improntati all’accoglienza, alla valorizzazione e tutela delle diversità, ma anche al rispetto e al ripristino, ove necessario, della legalità, dinamiche fondamentali per un comune vivere civile.

Dario Porta

(21 maggio 2008)


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