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Direttiva sui rimpatri, il sì dell’Ue

by Redazione

 

La direttiva sui rimpatri proposta dai Governi e dalla Commissione europea è stata approvata dall’Europarlamento con 369 sì, 179 no e 106 astenuti. È stata appoggiata da buona parte dei Popolari (Ppe) e dei liberaldemocratici (Adle), dalla destra e dai socialisti spagnoli e tedeschi. Hanno votato contro il Pse e le sinistre. Astenuti gli eurodeputati del Pd insieme ai laburisti e conservatori inglesi.

 

Con il responso positivo di Strasburgo vengono indicate delle regole comuni in materia di contrasto all’immigrazione clandestina.
Viene, innanzitutto, fissato a 18 mesi il tempo massimo di trattenimento degli stranieri clandestini in apposite strutture di detenzione. Nello specifico, il provvedimento comunitario dispone la permanenza nei “centri” per l’espletamento delle procedure di identificazione e rimpatrio fino a 6 mesi, prorogabili per altri 12 nel caso in cui il migrante illegale non collabori o a causa di farraginosità ed eccessiva lentezza della pubblica amministrazione del Paese terzo interessato; periodo di trattenimento già accolto dalle nuove misure del Governo italiano nel c.d. Pacchetto sicurezza. Viene, inoltre, incentivato il «rimpatrio volontario» in patria e scatta il divieto di reingresso in Europa fino a 5 anni; divieto che gli Stati, tuttavia, possono revocare o sospendere in singoli casi, per diversi motivi tra cui quelli umanitari.
 I sans papier hanno diritto al ricorso contro le espulsioni e al patrocinio legale gratuito, misura quest’ultima che è a discrezione di ciascun Stato membro che decide in merito. Tra il 2008 e il 2013 è istituito un Fondo europeo per i rimpatri dotato di 696milioni di euro per assistenza legale e sanitaria.
Si prevede, altresì, che le famiglie con minori e i minori non accompagnati debbano essere trattenuti «in mancanza di altre soluzioni e per un periodo il più possibile breve». E si introduce la possibilità di rimpatriare i minori non accompagnati che potranno essere espulsi nel caso in cui la loro famiglia o una struttura di accoglienza sia in grado di farsene carico al loro arrivo nel Paese di origine, ma anche nei Paesi di transito.

La direttiva, che è stata aspramente criticata dalla società civile, dall’Alto Commissario Onu per i diritti umani, Louise Arbour, e dal Vaticano, deve avere il via libera dal Consiglio dei Ministri della Giustizia e degli Interni, probabilmente a luglio; successivamente gli Stati membri – tranne Gran Bretagna, Irlanda e Danimarca che non applicheranno il provvedimento – avranno due anni per recepirla.

Maria Carla Intrivici

(24 giugno 2008)


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