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E se provassimo?

by Redazione

La globalizzazione è una roba complicata. Si capisce da quanto ne parliamo. Quando cominceremo a parlarne meno, vorrà dire che l’avremo capita di più. E’ stato così con la penicillina, col twist, col computer; si parla molto di ciò che non si conosce. Però qualcosa possiamo dire: la globalizzazione è, in qualche modo, un superamento dei confini e uno può fare divani commissionando la scocca in Brasile, la cucitura delle stoffe a Taiwan e fare l’assemblaggio a Cucullo (Aquila). Tutto è diventato, nella nostra immaginazione, più grande e, allo stesso tempo, più piccolo. Siamo disorientati, abbiamo bisogno di aggrapparci a qualcosa che sentiamo misurabile, amico, alla nostra portata.

Ciaonè, 31 marzo 2008

La globalizzazione è una roba complicata. Si capisce da quanto ne parliamo. Quando cominceremo a parlarne meno, vorrà dire che l’avremo capita di più. E’ stato così con la penicillina, col twist, col computer; si parla molto di ciò che non si conosce. Però qualcosa possiamo dire: la globalizzazione è, in qualche modo, un superamento dei confini e uno può fare divani commissionando la scocca in Brasile, la cucitura delle stoffe a Taiwan e fare l’assemblaggio a Cucullo (Aquila). Tutto è diventato, nella nostra immaginazione, più grande e, allo stesso tempo, più piccolo. Siamo disorientati, abbiamo bisogno di aggrapparci a qualcosa che sentiamo misurabile, amico, alla nostra portata.

Allora si fanno le piccole Patrie. C’è chi inventa la Padania, il Parlamento del nord, la conservazione dei dialetti, gli autobus solo per i comaschi e tutti gli altri a piedi. C’è anche la guardia padana, una accolita di ubriaconi da non credere. Ma per tornare a bomba: se questo grande smarrimento ha bisogno di certezze, perché non proviamo a fare qualcosa di sensato come non improvvisarci in mestieri non nostri? Esempio: Dario Fo ha fatto molto per il teatro italiano e per la cultura, mi pare che il Nobel possa bastare come riconoscimento.

Invece no: Fo crede che le cose che scrive per il teatro siano vere e vuole fare il politico dicendo chi è bravo e chi no. Ventotto anni fa si scamiciò tutto per dire che Robert Mugabe, il compagno Mugabe, era proprio quello che ci voleva per lo Zimbawe. E lo ha detto fino all’anno scorso. Ne ha ammazzati più il compagnuccio Mugabe della peste bubbonica. Un altro compagno che sbaglia, probabilmente. Come Dario Fo, quando non si limita a fare il suo mestiere.

Ciaonè, 31 marzo 2008


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