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Francia: la contestata legge sul test del Dna

by Redazione

In Francia la legge sull’immigrazione che introduce il test del Dna per i ricongiungimenti familiari lacera la maggioranza di governo e provoca critiche e proteste nella società civile. Contestazioni che, però, non hanno impedito al Senato di approvare il provvedimento con 176 voti a favore e 138 contrari, e di ottenere il consenso della Commissione bicamerale paritaria, incaricata di riesaminare la nuova normativa.

Principalmente sotto accusa è, per l’appunto, l’emendamento, firmato dal deputato della maggioranza Thierry Mariani, che autorizza il ricorso a esami del Dna per provare il legame familiare e, quindi,  la veridicità delle domande di ricongiungimento.
La misura – modificata ben quattro volte – prevede, nella sua ultima versione, la possibilità di ricorrere, a spese dello Stato, a un test del Dna su base volontaria per dimostrare la filiazione con la madre, questo solo in caso di assenza di documenti dello stato civile e dietro autorizzazione di un giudice, il tutto a titolo sperimentale e provvisorio. Una chiara marcia indietro del governo che aveva inizialmente concepito misure più rigide e restrittive per vedersi successivamente costretto a correre ai ripari, in seguito al divampare delle polemiche anche all’interno della stessa maggioranza, e ad approdare a posizioni più morbide, dunque, ad un versione decisamente edulcorata del provvedimento.

Il passo indietro dell’esecutivo francese non è, tuttavia, servito a placare gli animi: da una lato è palese lo scontento dell’elettorato di destra che reclama provvedimenti più incisivi e dall’altra imperversano le manifestazioni di piazza in nome dei principi etici e giuridici repubblicani che mal si conciliano con la norma.
La situazione crea imbarazzo soprattutto perché proprio il controllo dell’immigrazione  costituisce uno dei punti cardine della politica di Sarkozy e che in parte ne ha determinato il successo elettorale. «Vogliamo passare da un’immigrazione subita ad una immigrazione controllata», questo il cavallo di battaglia del Presidente d’oltralpe che, interpretando una parte del comune sentire della società francese, risponde alla diffusa esigenza di sicurezza e di affermazione dell’identità nazionale, strategia politica che, però, ora vacilla.

Il testo, che prevede anche “la valutazione della conoscenza della lingua e dei valori della Repubblica” di chi vuole raggiungere la Francia, l’obbligo di corsi di formazione e l’accertamento di risorse minime di sostentamento, sarà varato definitivamente la settimana prossima dai due rami del Parlamento. L’ultima parola spetterà, comunque, al Consiglio costituzionale, al quale faranno ricorso i socialisti; molti, da destra a sinistra, sperano che il supremo organo cancelli la norma.

Maria Carla Intrivici

(19 ottobre 2007)


Francia: la contestata legge sul test del Dna

by Redazione

In Francia la legge sull’immigrazione che introduce il test del Dna per i ricongiungimenti familiari lacera la maggioranza di governo e provoca critiche e proteste nella società civile. Contestazioni che, però, non hanno impedito al Senato di approvare il provvedimento con 176 voti a favore e 138 contrari, e di ottenere il consenso della Commissione bicamerale paritaria, incaricata di riesaminare la nuova normativa.

Principalmente sotto accusa è, per l’appunto, l’emendamento, firmato dal deputato della maggioranza Thierry Mariani, che autorizza il ricorso a esami del Dna per provare il legame familiare e, quindi,  la veridicità delle domande di ricongiungimento.
La misura – modificata ben quattro volte – prevede, nella sua ultima versione, la possibilità di ricorrere, a spese dello Stato, a un test del Dna su base volontaria per dimostrare la filiazione con la madre, questo solo in caso di assenza di documenti dello stato civile e dietro autorizzazione di un giudice, il tutto a titolo sperimentale e provvisorio. Una chiara marcia indietro del governo che aveva inizialmente concepito misure più rigide e restrittive per vedersi successivamente costretto a correre ai ripari, in seguito al divampare delle polemiche anche all’interno della stessa maggioranza, e ad approdare a posizioni più morbide, dunque, ad un versione decisamente edulcorata del provvedimento.

Il passo indietro dell’esecutivo francese non è, tuttavia, servito a placare gli animi: da una lato è palese lo scontento dell’elettorato di destra che reclama provvedimenti più incisivi e dall’altra imperversano le manifestazioni di piazza in nome dei principi etici e giuridici repubblicani che mal si conciliano con la norma.
La situazione crea imbarazzo soprattutto perché proprio il controllo dell’immigrazione  costituisce uno dei punti cardine della politica di Sarkozy e che in parte ne ha determinato il successo elettorale. «Vogliamo passare da un’immigrazione subita ad una immigrazione controllata», questo il cavallo di battaglia del Presidente d’oltralpe che, interpretando una parte del comune sentire della società francese, risponde alla diffusa esigenza di sicurezza e di affermazione dell’identità nazionale, strategia politica che, però, ora vacilla.

Il testo, che prevede anche “la valutazione della conoscenza della lingua e dei valori della Repubblica” di chi vuole raggiungere la Francia, l’obbligo di corsi di formazione e l’accertamento di risorse minime di sostentamento, sarà varato definitivamente la settimana prossima dai due rami del Parlamento. L’ultima parola spetterà, comunque, al Consiglio costituzionale, al quale faranno ricorso i socialisti; molti, da destra a sinistra, sperano che il supremo organo cancelli la norma.

Maria Carla Intrivici

(19 ottobre 2007)


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