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Il vecchio Perseo di mio padre

by Redazione

Lo tengo nel cassetto del mio comodino, dove regna, per solito, una confusione notevole. Il caso lo ha sistemato in un modo tale che lo riesco ad intravedere tutte le volte che apro il cassetto, come fosse il facciotto di un bambino che si nasconde dietro ad un albero. E’ il vecchio orologio da polso marca Perseo che mi ha lasciato mio padre. Mio padre era ferroviere, anche se non guidava treni e quello glielo regalarono dopo non so quanti anni di servizio. E’ di acciaio, rotondo, fondo bianco oramai un poco ingiallito. Di grande precisione ma non bellissimo. Ancora non andava di moda che i sarti disegnassero orologi e maioliche da bagno. Ho altre cose di mio padre ma quel Perseo mi ricorda lui più di altro; lui e il suo modo austero e lineare di stare al mondo, senza enfasi e senza retorica. Raramente mi portava in ufficio da lui, dove invece io adoravo andare.

Ciaonè, 12 settembre 2008

Lo tengo nel cassetto del mio comodino, dove regna, per solito, una confusione notevole. Il caso lo ha sistemato in un modo tale che lo riesco ad intravedere tutte le volte che apro il cassetto, come fosse il facciotto di un bambino che si nasconde dietro ad un albero. E’ il vecchio orologio da polso marca Perseo che mi ha lasciato mio padre. Mio padre era ferroviere, anche se non guidava treni e quello glielo regalarono dopo non so quanti anni di servizio. E’ di acciaio, rotondo, fondo bianco oramai un poco ingiallito. Di grande precisione ma non bellissimo. Ancora non andava di moda che i sarti disegnassero orologi e maioliche da bagno. Ho altre cose di mio padre ma quel Perseo mi ricorda lui più di altro; lui e il suo modo austero e lineare di stare al mondo, senza enfasi e senza retorica. Raramente mi portava in ufficio da lui, dove invece io adoravo andare.

Mi spiegava sempre che il lavoro è una cosa seria e non è Villa Borghese, dove gli impiegati portano i figli. Una di quelle poche volte, era un pomeriggio e lui tornava a lavorare dopo una brutta influenza. C’erano pochi impiegati nelle immense stanze del centro elettronico di Roma Prenestina. Varcando i cancelli mi guardò e mi disse di comportarmi bene, perché quelle erano le Ferrovie dello Stato, mica lo zoo. Mi comportai come nemmeno il Duca degli Abruzzi. Quel senso di aspirazione alla serietà mi è un pò rimasto, insieme al Perseo. Ci ripenso oggi, giorno storico, in cui Bossi ci fa sapere che il somarone pluribocciato di suo figlio comincia a partecipare ai vertici della PDL e presto, se riesce a rinnovare il passaporto in tempo, comincerà a rappresentare l’Italia al G8. Allora pensavo a mio padre, al Perseo e al fatto che gli uffici delle Ferrovie sono un posto troppo serio per portarci i figli a cazzeggiare.

Ciaonè, 12 settembre 2008


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