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La annunciata riforma della legge Bossi-Fini

by Redazione

Entro ottobre verrà presentato il testo di riforma della legge Bossi Fini, lo ha riferito il Ministro Amato, martedì scorso, in Commissione Affari Costituzionali del Senato, illustrando, per l’occasione, le principali novità in campo.

Per gli ingressi in Italia, il Ministro conferma il sistema delle quote di ingresso, ma ne stabilisce una cadenza triennale e lancia l’idea di una serie di “liste di collocamento informatizzate” presso i consolati dei Paesi di origine per i lavoratori stranieri generici. La chiamata nominativa, prevista dalla Bossi-Fini, continuerà ad esistere, ma solo per i cd «talents» i lavoratori qualificati. Ritorna, inoltre, la figura dello sponsor (regioni, enti locali, associazioni imprenditoriali) il cui ruolo sarà quello di attingere dalle liste di collocamento per la ricerca di lavoratori e di farsi carico di garantire per gli stranieri non ancora in possesso di un regolare contratto di soggiorno in Italia. Grande novità questa in quanto, a differenza di quanto accade oggi, l’immigrato potrà entrare nel nostro Paese senza un contratto, ma con un «permesso per inserimento nel mercato del lavoro» di durata annuale. Sarà, altresì, allungata la durata dei permessi di soggiorno per lavoro a tempo determinato fino a due anni e fino a tre anni per quello a tempo indeterminato e verrà concesso il permesso di soggiorno a chi si trova in condizione di grave sfruttamento, ampliando l’art. 18 della Bossi-Fini.

Per quanto riguarda i Cpt, di cui viene ribadita la necessarie esistenza, servono circuiti differenziati – dichiara il Viminale – con centri con caratteri semidetentivi per gli stranieri che hanno commesso reati e strutture di accoglienza per gli altri.
Per rendere effettive le espulsioni, soprattutto nei confronti degli irregolari «meno gradevoli» –aggiunge Amato –  verranno previsti, sul modello francese, degli incentivi a favore degli espulsi per rimpatri volontari nei Paesi d’origine e assistenza in loco, insieme ad un impegno Ue per la stipula di accordi di riammissione con gli Stati di provenienza.

È indubbio, le linee di  intervento previste dal testo di riforma di Amato introducono delle rilevanti novità, modificando in parte l’impostazione ideologica della legge Bossi- Fini. Il progetto, infatti, prevede proposte più elastiche per l’accoglienza in Italia dei lavoratori stranieri rispetto alla normativa in vigore e predispone un sistema di gestione del fenomeno più lineare e adeguato nonché maggiormente rispondente alle esigenze della società e del mercato economico italiani, cercando di superare il contorto meccanismo attuato dalla normativa in vigore che ha finito con l’incentivare la clandestinità e l’illegalità. Anche l’impegno per rendere più efficace la macchina delle espulsioni sembra più concreto e deciso.

Nonostante ciò, però, si ha l’impressione che, in realtà, per quanto importanti siano le modifiche annunciate, non si è di fronte a grandi stravolgimenti, osservazione questa espressa anche da una parte dell’opposizione, cosa che dovrebbe fare pensare. In effetti, a ben guardare, si tratta, per lo più, di istituti in parte già previsti dal Testo Unico, anche se perfezionati e completati, o della reintroduzione di figure già presenti in passato. E ciò, alla luce delle grandi dichiarazioni e azioni in altri ambiti di gestione del fenomeno migratorio dell’ultimo periodo, che rappresentano delle grandi innovazione rispetto al passato – si pensi alla legge sulla cittadinanza – fa riflettere o comunque lascia un po’ perplessi. E come se ci fosse uno sfasamento tra novità che segnano il passo e novità “tiepide”, annunciate, però, con “fragore” e solennità, situazione questa che acuisce il senso di aspettativa e quindi la successiva perplessità.

In ogni caso una modifica della legge Bossi-Fini, il cui limite prevalente è quello di avere rivisitato la materia dell’immigrazione più nell’ottica dei messaggi politici da mandare all’opinione pubblica che della ricerca di soluzioni normative idonee a governare il fenomeno migratorio, è indubbiamente  necessaria e improcrastinabile. E la predisposizione di queste modifiche insieme ad altre già in parte realizzate o in via di definizione rappresenta innegabilmente la “soluzione” per una efficace e razionale governance del fenomeno.

Maria Carla Intrivici

(29 settembre 2006)


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