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Lampedusa: sbarchi, diritti, Europa

by Redazione

“Esodo biblico”, “stato d’emergenza”, “polemica tra il governo italiano e quello europeo”: questi i passaggi che scandiscono i giorni degli sbarchi massici di migranti sulle coste siciliane all’indomani delle tensioni politiche tunisine.

In effetti siamo in presenza di un’emergenza umanitaria. In soli 5 giorni sono arrivati sull’isola di Lampedusa circa 5.000 persone e sono chiare le difficoltà da parte delle istituzioni a gestire questo imponente flusso di migranti. Ci si chiede: incapacità o impossibilità a bloccare l’esodo?
C’è chi parla di impreparazione, di una mancanza di organizzazione in termini di strutture, risorse e interventi di fronte a un fenomeno facilmente prevedibile rispondendo, ancora una volta quando si parla di immigrazione, con la logica dell’emergenza e dell’urgenza. E chi invece sottolinea la difficoltà a sostenere e gestire gli arrivi di massa dal Nord Africa in ogni caso, di come si rischia un collasso e della necessità di un intervento da parte dell’Unione europea.

E l’aiuto europeo sembra vicino. Dopo le iniziali incomprensioni tra il Ministro dell’Interno, Maroni, e l’Unione europea, il tema dell’immigrazione è stato finalmente inserito nell’agenda europea. Un primo confronto sull’emergenza sbarchi si terrà il 24 febbraio al Consiglio affari interni e giustizia dell’Ue (il giorno prima a Roma si riuniranno i Ministri dell’Interno di Italia, Francia, Cipro, Grecia, Malta e Spagna), seguirà il vertice tra i 27 membri il 24 e il 25 marzo prossimi. Inoltre, nel frattempo ieri al Senato il Ministro degli Esteri, Frattini, ha parlato della esigenza di un «Patto per il Mediterraneo» che non contenga solo «misure di reazione, ma anche di misure su stabilità sicurezza e prosperità».

Sicuramente è necessario e improcrastinabile un piano di gestione di tutta la questione: arrivi, organizzazione della presenza dei migranti sbarcati sul territorio, tutela dei loro diritti – in primis di quello relativo alla possibilità di chiedere asilo politico – contatti con gli Stati di origine, là dove possibile. Un piano che, comunque, deve coinvolgere in modo coordinato tutti gli attori in campo: in Italia, con un impegno congiunto di tutte le forze politiche, superando miopi ideologismi e logiche di partito, e anche attraverso una valorizzazione e un potenziamento di associazioni e agenzie che sin dall’inizio hanno dato un grande contributo in termini di primo soccorso e nella conduzione successiva; in Europa, coltivando il rapporto con l’Unione e “pretendendo” l’interesse e l’intervento delle istituzioni europee e di tutti gli Stati membri, l’immigrazione e l’asilo sono temi comunitari che richiedono una politica comune.

Maria Carla Intrivici

17 febbraio 2011 


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