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Lavoro: stranieri ed italiani in fuga?

by Redazione

Italiani e stranieri lasciano numerosi l’Italia: in quattro anni se ne sono andati 325 mila giovani italiani, mentre gli arrivi di stranieri regolari è sceso quasi a zero. Anche con una comparazione a livello europeo ecc un interessante analisi di numeri, fatti e tendenze che fanno riflettere, a cura del vice presidente di Nessun Luogo è Lontano
di Beppe Casucci

In 5 anni il tasso di occupazione degli stranieri è sceso di 9 punti, mentre il loro tasso di disoccupazione ha toccato il 17,3 per cento. A certificarlo è l’Istat nel Rapporto Annuale 2014 sulla situazione del Paese presentato ieri a Roma. Tra il 2008 e il 2013, il tasso di occupazione degli immigrati si è ridotto, attestandosi lo scorso anno al 58,1 per cento. Questo a fronte di una riduzione inferiore a 3 punti registrata sul totale dei lavoratori, italiani e stranieri, per i quali nel 2013 il tasso di occupazione si fermava al 55,6 %. Si tratta, scrive l’Istat, di un fenomeno comune alla maggior parte dei paesi europei, sebbene in media il calo sia meno accentuato rispetto all’Italia. Il tasso di occupazione dei cittadini stranieri per la media dei paesi Ue 28 passa infatti dal 63,0 al 58,7 per cento, con una riduzione di 4,3 punti percentuali per gli uomini e sostanzialmente stabile per le donne.
In Italia, nonostante tra il 2008 e il 2013 gli stranieri occupati siano aumentati di 246 mila unità tra gli uomini e di 359 mila tra le donne, il tasso di occupazione degli stranieri segnala una dinamica negativa in tutti gli anni della crisi, con un’accentuazione a partire dal 2012.
Mentre si moltiplica l’arrivo di profughi via mare (oltre 40 mila nei primi 5 mesi dell’anno), il flusso legale in arrivo di migranti economici si è praticamente arrestato: da 300 mila arrivati nel 2008 a 30 mila stimati in arrivo nel 2014. Colpa della crisi o anche del blocco del decreto flussi? Secondo Ferruccio Pastore, direttore di Fieri, «La capacità attrattiva dell’Italia è certamente diminuita, anche perché la crisi qui ha penalizzato gli immigrati più degli italiani». «La domanda di lavoro immigrato esiste ancora, ma oggi è in parte assorbita da stranieri che sono già in Italia e hanno perso il lavoro. Per chi arriva da fuori, quindi, le opportunità si sono ridotte».
Nel Sud Europa, dalla Spagna alla Grecia, è già accaduto: il saldo migratorio si è invertito un paio d’anni fa, anche perché molti stranieri sono tornati ai Paesi d’origine. L’Italia ha resistito ancora un po’, ma oggi fronteggia lo stesso fenomeno. Nel 2011, 90 mila italiani hanno cercato rifugio all’estero, l’anno dopo erano solo 60 mila, poi 75 mila. Quest’anno sfonderanno la soglia dei 100 mila.
L’Italia ha seguito le orme della Spagna dove la crisi produce fughe degli iberici e degli stranieri.
Anche lì si assiste all’apparente contraddizione di migliaia di stranieri regolari che se ne vanno, mentre altre migliaia di migranti o profughi danno l’assalto alle recinzioni erette a barriera dell’Europa nell’enclave spagnole in territorio marocchino di Ceuta e Melilla. E’ successo due giorni fa con un assalto simultaneo di 2000 africani, di cui 500 sono riusciti a superare recinzioni alte 10 metri e difese da centinaia di soldati spagnoli.
Per quanto riguarda il Belpaese, la situazione non è idilliaca per chi cerca lavoro ed è iniziata una nuova forma di emigrazione giovanile: nel 2011 90 mila italiani hanno cercato rifugio all’estero, l’anno dopo erano solo 60 mila, poi 75 mila. Quest’anno sfonderanno la soglia dei 100 mila. L’anno scorso l’Aire (associazione residenti esteri) ha tracciato un identikit degli italiani espatriati: sono oltre 4 milioni, in media quarantenni, quasi alla pari tra uomini e donne. Quasi la metà ha una laurea o un diploma.
Sono queste le vere urgenze che Matteo Renzi dovrà affrontare con tempestività, se non vuole che il meglio della nostra (scarsa) gioventù cerchi il proprio futuro in un paese lontano, come fecero i nostri nonni.


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