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Le parole che non abbiamo

by Redazione

Per solito il fondo domenicale di Eugenio Scalfari, serve a pronunciare la parola definitiva sui problemi dibattuti, non di rado con la cistifellea invece che col cervello, durante la settimana. Che si parli della società liquida, delle asimmetrie della globalizzazione o dell’attualità del pensiero di Lombroso in relazione all’indulto, non c’è questione su cui l’Eugenio tiri indietro la gamba. A volte sbaglia, come no, ma l’errore lo rende splendidamente umano così come la sua storia lo rende grande. Ci sono anche delle volte in cui la botta di cistifellea scappa anche a lui, e gli scappa da cinquant’anni sempre per gli stessi motivi: laicità e innamoramenti politici.

Ciaonè, 5 novembre 2007

Per solito il fondo domenicale di Eugenio Scalfari, serve a pronunciare la parola definitiva sui problemi dibattuti, non di rado con la cistifellea invece che col cervello, durante la settimana. Che si parli della società liquida, delle asimmetrie della globalizzazione o dell’attualità del pensiero di Lombroso in relazione all’indulto, non c’è questione su cui l’Eugenio tiri indietro la gamba. A volte sbaglia, come no, ma l’errore lo rende splendidamente umano così come la sua storia lo rende grande. Ci sono anche delle volte in cui la botta di cistifellea scappa anche a lui, e gli scappa da cinquant’anni sempre per gli stessi motivi: laicità e innamoramenti politici.

Strabuzza gli occhi e straparla quando parla di laicità. Dà vere e proprie boccate d’odio. Poi sbaglia ancora, quando politicamente si innamora, ma lui lo sa e, nel suo animo, lo ammette. Ci ha dato ad intendere per anni che De Mita non fosse un capuzziello di Nusco, ma un intellettuale. Quando il sole dell’amore splende, rimane accecato.  Gli è accaduto domenica, parlando del massacro orrendo di Giovanna Reggiani. Prima ha speso una novantina di righe a spargere terrore sull’invasione, sembrava di leggere un articolo di Ronchey: terrore, tremore e crisi prostatiche. Poi ha attribuito alla destra la colpa della xenofobia adveniente. Ma va? E finge pure di stupirsene. Lui sa, come sappiamo noi, che non dovrebbe esserci stupore perchè non c’è meraviglia; avrebbe dovuto stupirsi invece delle dichiarazioni del PD, che il giorno prima dei razzisti di Tor Bella Monaca, diceva che non si poteva non capire l’esasperazione della gente. Unica eccezione: Giuliano Amato.

Scalfari, con Biagi alla fine, è rimasto il più grande giornalista italiano e lo sa. Deve raccontare e giudicare, non innamorarsi.

Ciaonè, 5 novembre 2007


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