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Le sorelle bandiera

by Redazione

Sul pennone della nuova Italia sventola una nuova bandiera. Anzi, molte. Minimo tre.

C’è quella che non fa sognare, che non è sexy come crede Prodi, che è pure un po’ barbosa e un po’ collerica come certi anziani zii. Una bandiera che ci parla delle cose possibili, che non ci fa credere che il mondo si può voltare come un guanto. Una bandiera che sa che il sogno attiene alla libertà di ognuno, mentre la giustizia e la democrazia quelle sì appartengono alla politica, che le persegue come può e come sa.

Ciaonè, 26 luglio 2006 

 Sul pennone della nuova Italia sventola una nuova bandiera. Anzi, molte. Minimo tre.

C’è quella che non fa sognare, che non è sexy come crede Prodi, che è pure un po’ barbosa e un po’ collerica come certi anziani zii. Una bandiera che ci parla delle cose possibili, che non ci fa credere che il mondo si può voltare come un guanto. Una bandiera che sa che il sogno attiene alla libertà di ognuno, mentre la giustizia e la democrazia quelle sì appartengono alla politica, che le persegue come può e come sa.

C’è poi la bandiera di quelli che ti guardano ma non ti vedono. Sempre alle prese con il  mondo nuovo che devono costruire: tutto giustizia, felicità, pace e accoglienza.

Infine c’è la terza bandiera, sempre alta, sempre a garrire al vento, sempre, ci dicono quelli che la sanno lunga, di sinistra. La bandiera di Tonino Di Pietro, il ministro delle Infrastrutture che, se lo fanno arrabbiare, prende dal canestrello di Prodi la merendina e gliela butta nel cestino. La bandiera di Di Pietro, che per difendere le sue imprese di mani pulite e il suo imperdibile partito, contesta l’indulto per dodicimila disgraziati già strizzati come limoni dalle nostre carceri congolesi, pur di non fare avere sconti a Previti.

Chi si lamenta che non c’è più sinistra, né più bandiere. Io dico che ce ne sono molte invece.
Per tutte le tasche. Per tutti gli stomaci.

Ciaonè, 26 luglio 2006 


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