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Lettera agli amici

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Cari Amici,

Tra una settimana esatta si terrà l’Assemblea di Nessun luogo è lontano secondo un programma preparato da tempo, a cui manca ancora qualche importante dettaglio e che contiamo di inoltrarvi più tardi o, al massimo, lunedì. Spero che verrete, che riuscirete a farvi largo tra i molti impegni a cui tutti dovete rispondere per un incontro che, come di consueto, sarà tra amici o comunque tra gente che si rispetta.

Per noi sarà un momento importante: verificheremo il programma svolto, cercheremo di mettere le basi per quello futuro, eleggeremo il gruppo dirigente che sarà chiamato ad attuarlo. Io non so dire chi dirigerà Nessun luogo è lontano da sabato prossimo, certo è che sarà un gruppo più numeroso e altrettanto coeso come negli anni passati, perché il lavoro da fare è tanto e noi siamo sempre troppo pochi.

So anche che si continuerà a rafforzare la collaborazione con altre realtà, altre associazioni, soprattutto altre persone, perché nell’immane difficoltà del tempo presente nessuno può farcela da solo. Negli ultimi anni siamo riusciti molte volte ad uscire da noi stessi e a percorrere strade nuove assieme ad altri, ma dovremo farlo di più.

Dovremo ancor più contribuire a creare una grande sensibilità pubblica, un crescente consenso attorno a temi che rischiano di restare soffocati nel clamore assordante della crisi: il pericolo grave che corre il sistema di welfare finora garantito dal Terzo Settore che vive una difficoltà che ci allarma e ci inquieta.
Ci allarma perché meno soldi per il sociale, meno servizi ai cittadini e nessun investimento per il Terzo settore, significa abbandonare i più deboli con imprevedibili conseguenze per la coesione sociale. Ci inquieta perché come ormai in molti denunciamo, l’indisponibilità diffusa delle istituzioni e della politica, anche prima della grande crisi, a vedere gli operatori sociali anche come lavoratori con diritti e bisogno di prospettive invece che come un esercito di riserva a basso costo e senza diritti, ha incenerito le speranze ed i progetti di centinaia di migliaia di operatori nel Paese, in massima parte giovani e ottimamente preparati.

Per quanto ci riguarda poniamo poi l’altro tema che non possiamo dimenticare: che facciamo con l’ immigrazione? Abbiamo voglia di una “costituente del buon senso”, che almeno sotto il profilo culturale e politico capisca che nessun Paese può reggere escludendo dalla propria vita civile e sociale il 10% dei suoi abitanti? Abbiamo voglia di fare appello a tutte le nostre energie, compreso quel 10% di oggi esclusi che è giovane e desideroso di farcela, per contrastare una recessione che sembra a volte senza soluzione?

Lo so: c’è un certo sapore di utopia. Ma se riflettiamo per un attimo sul fatto che l’immane macello in cui il mondo è precipitato è, per ammissione unanime, colpa della finanza di carta, delle banche d’affari, della new economy, dei poteri che fanno guerre che non vinceranno mai, non credete che un po’ di utopia sia la cosa più concreta che abbiamo?

Ognuno di coloro che abbia conservato nel cuore e nella testa l’ambizione a cambiare le cose, conosce una accusa che spesso gli viene lanciata in faccia con scherno e commiserazione: quella di fare della semplice “testimonianza”. Alcuni la considerano una accusa, io personalmente ne faccio un punto di onore.

In questo tempo dove non è semplice far cambiare le cose, la testimonianza ha un valore inestimabile per molti motivi, ma soprattutto perché aiuta noi e i più giovani tra noi a non perdere memoria del fatto che nella vita esistono anche obiettivi come libertà nella democrazia, giustizia, parità nei diritti, civiltà.

C’è quasi da riscrivere un Contratto Sociale, che ci dia le coordinate per una nuova possibilità di vita collettiva, che recuperi valori che non passano mai di attualità e sappia raccogliere le sfide del tempo futuro a cui dobbiamo saper guardare senza paura.

E tanto più avremo presente che finché l’uomo abiterà la terra, la giustizia e tutto il resto non passeranno mai di moda, tanto più affronteremo con serenità e speranza il futuro, coscienti di avere con noi quello che del passato andava conservato.

Per noi di Nessun luogo è lontano questa Assemblea non è, proprio per le cose dette, una Assemblea qualunque: sarà il recupero di nuova forza per ripartire nel nostro lavoro con i giovani e giovanissimi dei nostri Centri a cui continuiamo ad insegnare a non dimenticarsi la speranza e l’impegno a difenderla; con le proposte che facciamo e faremo, incontrando altri nostri concittadini e cercando ogni segnale, ogni traccia di speranza per un nuovo inizio.

Questa lettera non vuole parlare specificamente di Nessun luogo è lontano che io amo come la mia stessa vita; è piuttosto la richiesta, la totale e incondizionata disponibilità ad unire la mia, la nostra voce, il nostro lavoro a quello di tanti che cercano nella quotidianità di far riemergere un nuovo mondo dalle rovine di quello vecchio. Sapremo farlo? Io dico di sì. E, ad ogni modo, nessuna sconfitta potrà bruciare di più del rimorso di non averci provato.

A tutti un abbraccio fraterno.

Fabrizio Molina

19 novembre 2010


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