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Microcredito: in Italia un’opportunità per gli stranieri

by Redazione

Yunus, con la sua Grameen Bank, in Italia troverebbe poca concorrenza, anche se ormai il microcredito è guardato dagli investitori come un nuovo canale per attrarre clienti e la microfinanza è entrata nei piani strategici delle banche.

Detto questo, gli stranieri come possono diventare destinatari di attività di microcredito?
È necessaria una precisazione.
Se l’immigrato ha un lavoro fisso, anche se a basso reddito, può trovare nelle banche tradizionali un punto di riferimento – sostiene Roberto Innocenti, direttore di Microcredito di Solidarietà S.p.a., oggi su Il Sole 24 Ore – in quanto l’ABI e il sistema bancario sono attivi per l’inclusione finanziaria.
Per lo straniero appena arrivato, per le famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese, il sistema bancario tradizionale non può intervenire e qui entra in gioco il microcredito.

Guardando quindi il fenomeno dai due punti di vista, osserviamo che lo straniero – anche se non bancabile – ha la possibilità di entrare nei canali di inclusione finanziaria e, allo stesso tempo, le banche hanno l’opportunità di attirare nuova clientela.

Incrociando poi una serie di dati, si rileva che nella graduatoria del MIPEX – The Migrant Integration Policy Index, uno strumento voluto dall’Unione Europea che misura le politiche di integrazione degli stranieri adottate da 25 paesi UE, a cui si aggiungono Norvegia, Svizzera e Canada – l’Italia è arrivata sesta e questo è un risultato positivo.

Tuttavia, tra le comunità di immigrati e le nuove forme di povertà che coinvolgono anche gli italiani, nel nostro Paese sono 3 milioni le famiglie che non hanno un conto corrente.

In tale contesto occorre ricordare che, durante un recente convegno organizzato dal British Council e dall’Ismu, gli imprenditori stranieri hanno denunciato le difficoltà ad interagire con il sistema bancario oltre al peso della burocrazia, sostenendo che se si tengono gli imprenditori immigrati fuori dal credito legale, diventano inutili le iniziative per la legalità nelle comunità straniere.

Appare evidente quanto anche per lo sviluppo del microcredito, nel nostro Paese sia necessario avviare una strategia fatta di governance e legalità dove alle indicazioni secondo cui il mercato scommette sempre di più su fondi che investono nel microcredito – il Symbiotics Microfinance Index e le previsioni di Db research rilevano che gli investimenti istituzionali ed individuali nel microcredito dal 2004 al 2006 sono passati da 0,6 a 2 miliardi di dollari e saliranno entro il 2015 a 20 miliari di dollari – bisogna affiancare strumenti di accesso, gestione e verifica dei programmi di microcredito volti a garantire la sostenibilità del sistema oltre che misure finalizzate all’accompagnamento e all’assistenza dei nuovi imprenditori, stranieri e non.

Senza dimenticare che promuovere la realizzazione di attività imprenditoriali nei Paesi di origine degli stranieri è una delle chiavi fondamentali per incoraggiare forme di sviluppo locale che diano alternative alla decisione di emigrare, quando questa sia dettata da una motivazione prevalentemente di natura economica.

Marialuisa Sigillo

(14 marzo 2008)

leggi anche Appunti Arancioni, n. 3: Il microcredito: aspetti definitori di un fenomeno che si ricolloca tra i diritti della persona e l’economia. Febbraio 2008.


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