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Migranti, attori e registi marciano “scalzi” alla mostra di Venezia

by Redazione

Manifestazione di solidarietà lanciata da Gianfranco Bettin, Ascanio Celestini, Giulio Marcon e Andrea Segre per venerdì 11 settembre. Tra i primi aderenti personaggi del cinema, del giornalismo e della chiesa come Mastandrea, Servillo, Bellocchio, Annunziata, Lerner, Albanesi…
(Pubblichiamo questa notizia tratta dal www.redattoresociale.it)

 

Venezia, 2 settembre 2015 – I migranti sono “gli uomini scalzi del secondo millennio. E noi stiamo con loro”. È questo il messaggio che sarà lanciato venerdì 11 settembre da Venezia: centinaia di persone cammineranno scalze fino al cuore della Mostra internazionale di arte cinematografica. La manifestazione è intitolata “La marcia delle Donne e degli Uomini Scalzi” e ha già ottenuto l’adesione tra gli altri di registi come Marco Bellocchio, Andrea Segre e Daniele Vicari, di attori come Valerio Mastandrea, Toni Servillo, Elio Germano, Ascanio Celestini e Jasmine Trinca, di sacerdoti come il presidente della comunità di Capodarco don Vinicio Albanesi, don Albino Bizzotto e don Armando Zappolini. L’evento è organizzato dal parlamentare di Sel Giulio Marcon, dagli stessi Segre e Celestini e dal sociologo Gianfranco Bettin. L’appuntamento è alle 17 in piazza Santa Maria Elisabetta al Lido di Venezia.

La mostra del cinema torna così ad essere teatro di un evento dalla forte connotazione sociale: l’anno scorso ha ospitato un suggestivo momento di commemorazione organizzato dopo la proiezione pomeridiana di “Io sto con la sposa”, sulla spiaggia del Lido, in memoria di tutti i migranti che hanno perso la vita in mare. In acqua è stata lanciata da un gruppo di donne simbolicamente vestite da sposa una bottiglia con alcuni messaggi alle vittime del mare e un mazzo di fiori. Il film “Io sto con la sposa”, accolto da 17 minuti di applausi, racconta il viaggio di cinque profughi siriani palestinesi dall’Italia alla Svezia, che si sono fatti beffa delle frontiere inscenando un corteo nuziale.

Mauro Biani, 2015

Tre gli obiettivi della manifestazione “delle donne e degli uomini scalzi” di venerdì 11 settembre, che corrispondono ad altrettanti “necessari cambiamenti delle politiche migratorie europee e globali”: certezza di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature; accoglienza degna e rispettosa per tutti; chiusura e smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti, perché la storia appartenga alle donne e agli uomini scalzi e al nostro camminare insieme.

“E’ arrivato il momento di decidere da che parte stare – si legge nell’appello – . E’ vero che non ci sono soluzioni semplici e che ogni cosa in questo mondo è sempre più complessa. Ma per affrontare i cambiamenti epocali della storia è necessario avere una posizione, sapere quali sono le priorità per poter prendere delle scelte. Noi stiamo dalla parte delle donne e degli uomini scalzi. Di chi ha bisogno di mettere il proprio corpo in pericolo per poter sperare di vivere o di sopravvivere. E’ difficile poterlo capire se non hai mai dovuto viverlo”.

“Ma la migrazione assoluta richiede esattamente questo: spogliarsi completamente della propria identità per poter sperare di trovarne un’altra. Abbandonare tutto, mettere il proprio corpo e quello dei tuoi figli dentro ad una barca, ad un tir, ad un tunnel e sperare che arrivi integro al di là, in un ignoto che ti respinge, ma di cui tu hai bisogno. Sono questi gli uomini scalzi del secondo millennio e noi stiamo con loro. Le loro ragioni possono essere coperte da decine di infamie, paure, minacce, ma è incivile e disumano non ascoltarle”.

“La Marcia degli Uomini Scalzi – continua il testo – parte da queste ragioni e inizia un lungo cammino di civiltà. E’ l’inizio di un percorso di cambiamento che chiede a tutti gli uomini e le donne del mondo globale di capire che non è in alcun modo accettabile fermare e respingere chi è vittima di ingiustizie militari, religiose o economiche che siano. Non è pensabile fermare chi scappa dalle ingiustizie, al contrario aiutarli significa lottare contro quelle ingiustizie. Dare asilo a chi scappa dalle guerre, significa ripudiare la guerra e costruire la pace. Dare rifugio a chi scappa dalle discriminazioni religiose, etniche o di genere, significa lottare per i diritti e le libertà di tutte e tutti. Dare accoglienza a chi fugge dalla povertà, significa non accettare le sempre crescenti disuguaglianze economiche e promuovere una maggiore redistribuzione di ricchezze”.

Questo l’elenco completo dei primi fimatari: Lucia Annunziata, don Vinicio Albanesi, Gianfranco Bettin, Marco Bellocchio, don Albino Bizzotto, Elio Germano, Gad Lerner, Giulio Marcon, Valerio Mastandrea, Grazia Naletto, Giusi Nicolini, Marco Paolini, Costanza Quatriglio, Norma Rangeri, Roberto Saviano, Andrea Segre, Toni Servillo, Sergio Staino, Jasmine Trinca, Daniele Vicari, don Armando Zappolini. Numerose adesioni stanno arrivando in queste ore, tra cui quelle delle suore Rita Pimpinicchi e Filomena Scrocca, piccole sorelle di Jesus Caritas, impegnate nell’accoglienza di oltre 100 profughi nel seminario arcivescovile di Fermo.

Per adesioni scrivere a [email protected].

 


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