Non capisco Niki

Niki Vendola è un politico simpatico. Sereno, studioso, sognatore e convinto che una società meno ingiusta, meno violenta e meno cretina sia davvero possibile. Una società senza la Ventura, senza i Cossiga, senza Gasparri e senza Caruso. Senza Paolo Rossi ed Enrico Ghezzi, ai quali piace credere che spirito rivoluzionario e spirito di patate, siano la stessa cosa. E poi Vendola è un poeta, un discreto poeta. E questo non và dimenticato.

Quello che non capisco di lui, è l’ingenuità di certe battute: per chi sta in pubblico, l’ingenuità è un reato. Grave.

Il fatto: durante i lavori del consiglio regionale pugliese è scoppiato il putiferio: urla, spintoni, campanelli lanciati, persino scarpe sbattute sul tavolo…chi l’avrebbe detto? Il gesto di Krusciov di quasi cinquant’anni fa ripassato al tegame con le cime di rapa.

Perché tutta quest’iradiddio? Perché, discutendo di una legge regionale sullo sport, Vendola, con l’ingenuità di Winnie the Pooh, ha detto che lui è pure d’accordo a dare soldi agli oratori, ma non come merce di scambio.

Come fa Vendola a non capire? Decida pure liberamente se dare o no i soldi alle polisportive delle sagrestie, tanto, qualunque cosa gli promettano, non lo votano lo stesso.

Ciaonè, 29 novembre 2006