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“Orientamenti per una Pastorale degli Zingari”: il primo storico documento del Vaticano

by Redazione

Il Vaticano con un importante documento dal titolo “Orientamenti per una Pastorale degli Zingari”, elaborato dal Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti, ha lanciato un appello a difesa delle popolazioni zingare.

Nel documento si afferma «senza tentennamenti» l’impegno della Chiesa a favore dei nomadi e la  «sollecitudine particolare» di essa verso questi popoli che meritano un «atteggiamento pastorale speciale» e un apprezzamento dei loro valori e della loro identità.

«Particolarmente dolorosa” è, però, l’indifferenza e l’ostilità verso gli zingari, atteggiamenti che devono indurre la Chiesa a scuotere le coscienze di tutti i cattolici «sollevando sentimenti di solidarietà verso queste popolazioni».

Il testo affronta anche il problema dei tentativi d’annientamento di cui questo popolo è stato vittima nel corso dei secoli. La storia degli zingari ha conosciuto «la persecuzione razziale, che li colpì assieme agli ebrei e fu perpetrata dal nazismo, ma non solo». La loro conseguente deportazione nei campi di concentramento, però, «e anche l’eliminazione fisica di migliaia e migliaia di persone sollevò, in generale, solo proteste isolate», mentre, «più vicino ai nostri giorni, anche l’instabilità politica di vari Paesi contribuì a gravare gli zingari. Ne è prova la guerra dei Balcani, la quale ha mostrato che tale popolazione continua a essere rifiutata da gran parte dei cittadini». «La storia di queste popolazioni – si legge ancora – è così tristemente scandita da punizioni corporali, prigioni, deportazioni, sedentarizzazione forzata, schiavitù o altre misure atte a conseguire finalmente il loro annientamento».

Secondo il Vaticano l’accanimento contro tali gruppi sarebbe dovuto al fatto che gli zingari sono stati visti da molti come «stranieri nocivi e mendicanti» e le persecuzioni contro di loro sono state giustificate come misure sanitarie per mettere al bando il nomadismo.
La Chiesa da parte sua riconosce colpe ed errori e chiede a tutti i cattolici, sulla linea  del mea culpa pronunciato da Giovanni Paolo II «una grande conversione della mente, del cuore e degli atteggiamenti». I «cristiani facciano mea culpa anche per le colpe commesse contro gli zingari», frase pronunciata nel 2000 da Papa Wojtyla in occasione della giornata, durante il Giubileo, dedicata alle popolazioni nomadi e rilanciata del cardinale Stephen Fumio Hamao, Presidente Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti, alla presentazione degli “Orientamenti”.

 Il documento sollecita, inoltre, i governi perché «definiscano una politica comune, globale, condivisa per strappare gli zingari dalla miseria e dal rifiuto» e perché si impegnino a rispettare e riconoscere questa «minoranza tra le minoranza» contribuendo a «sradicare razzismo e xenofobia ancora diffusi».

Ma anche gli zingari, dal canto loro, devono impegnarsi perché vengano superati tutti «gli ostacoli sulla strada della riconciliazione» con gli altri popoli, attraverso il rispetto di una serie di principi fondamentali in materia di diritti umani, quale la promozione dell’uguaglianza tra uomo e donna, cancellando «ogni forma d’ingiusta discriminazione» senza per questo, però, dover «stravolgere le loro istituzioni familiare».

(3 marzo 2006)

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