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Al via la Campagna per riconoscere la minoranza Romanì, per contrastare le discriminazioni e aiutare l’inclusione

by Redazione

Di Beppe Casucci

Si è celebrata l’8 aprile, con iniziative pubbliche in tutta Italia, la Giornata Internazionale del popolo Romanì. La ricorrenza è stata anche l’occasione per il lancio di una campagna nazionale che prevede la raccolta di 50 mila firme per presentare una legge di iniziativa popolare, ai fini del riconoscimento giuridico dei Rom e Sinti, quali minoranza linguistica e culturale. L’iniziativa è promossa dalla “Federazione Rom e Sinti Insieme” (formata da 28 associazioni che operano a livello locale, regionale e interregionale), con l’appoggio di numerose associazioni italiane impegnate a contrastare le discriminazioni contro questa etnia.

La legge 482 del 1999, che regola il riconoscimento delle minoranze linguistiche, ha escluso 15 anni fa la popolazione Romanì, in quanto “non localizzata geograficamente”: una motivazione a dir poco discutibile, ed in realtà un pretesto per discriminare la terza minoranza linguistica italiana (dopo Sardi e Friulani).

A giugno 2013, per iniziativa dei senatori Palermo e Lo giudice, è stato presentato il disegno di legge: S.770 “Norme per la tutela e le pari opportunità della minoranza dei Rom e dei Sinti” che ha l’obiettivo del riconoscimento giuridico della popolazione Romanì, quali minoranza linguistica e culturale: uno strumento importante, in quanto la norma darebbe ai rappresentanti istituzionali eventualmente eletti di questo popolo, precisi strumenti giuridici per trattare con lo Stato italiano i percorsi di integrazione ed inclusione sociale.

Oggi il lancio della campagna della “Federazione Rom e Sinti Insieme” e la presentazione di un ddl di iniziativa popolare, ha soprattutto lo scopo di lanciare una grande campagna politica e culturale, attraverso i mezzi di comunicazione, per far arrivare alla pubblica opinione la conoscenza dei pregi (e non solo i luoghi comuni) di questa popolazione, le loro tradizioni, le loro aspirazioni, nonché indicare i percorsi di una reciproca interazione con la popolazione e la cultura italiana.

Secondo i dati recentemente resi noti dalla Comunità di S. Egidio, la popolazione Romanì in Italia è stimata in circa 140 mila persone (lo 0,23% della popolazione complessiva). ‘I rom – ha spiegato Paolo Ciani (responsabile Rom e Sinti della Comunità Sant’Egidio) – sono la più grande minoranza presente in Europa, circa 12 milioni se si calcola il Consiglio d’Europa, e sono presenti in tutti gli Stati dell’Ue”.

Dei presenti in Italia, oltre la metà sono italiani, discendenti di un antico insediamento Rom risalente al 1400. L’altra metà proviene dalla ex Jugoslavia e da altri paesi Ue come Romania e Bulgaria. Un universo variegato per credo religioso ed etnie e ben distribuito nel Paese. A Roma sono 11 mila, suddivisi tra campi autorizzati, spontanei e appartamenti. A Napoli (hinterland compreso) sono 4500, di cui 1000 in campi autorizzati; 2500 quelli stimati a Milano e 750 a Genova. Si tratta di un popolo giovane: ”Il 37% ha meno di 15 anni – spiega Daniela Pompei, responsabile nazionale della comunità di Sant’Egidio – solo il 10% frequenta istituti di grado secondario e questo e’ un dato preoccupante”. Tuttavia chi frequenta la scuola lo fa con buon profitto.

I cosiddetti “zingari” sono la minoranza storica più svantaggiata e più stigmatizzata nonostante gli obblighi internazionali e comunitari dell’Italia e gli interventi di numerose organizzazioni internazionali come il Consiglio d’Europa, l’OSCE e l’Unione europea.

La partecipazione di Rom e Sinti alla vita collettiva con il proprio contributo umano e culturale è importante per superare l’esclusione, la marginalizzazione di un popolo che ha attraversato secoli di discriminazione fino allo sterminio razziale e che non deve rimanere confinato nei ghetti fisici e spirituali, nei quali troppo spesso viene relegato all’assistenza e non alla propria responsabilità.

La campagna che le associazioni di Rom e Sinti avviano in rappresentanza delle comunità rom e sinte italiane vuole realizzare gli articoli 3 e 6 della Costituzione che prevedono: la pari dignità sociale e l’eguaglianza davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali; la tutela di tutte le minoranze linguistiche con apposite norme.


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