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Pena di morte: il no dell’ONU

by Redazione

Con 104 sì su 192, 54 contrari e 29 astenuti, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato definitivamente la risoluzione sulla moratoria contro la pena di morte nel mondo. Una grande vittoria per l’Europa e in particolare per l’Italia che ha promosso per prima l’iniziativa e a cui si deve un intenso impegno diplomatico in campo.

La risoluzione che stabilisce «una moratoria sulle esecuzioni in prospettiva dell’abolizione della pena di morta» non è giuridicamente vincolante, non obbliga, cioè, gli Stati a sospendere le esecuzioni capitali o ad abrogare le leggi nazionali che prevedono la pena di morte, ma li invita  a farlo.

Ha, però, un grande valore simbolico, rappresenta una vittoria morale, una rilevante tappa nella lunga battaglia per la reale affermazione dei diritti umani. «Un segnale storico» che deve diventare il punto di partenza, l’inizio di un processo verso l’abolizione della pena di morte.
Questo atto di civiltà rappresenta, infatti, un importante strumento di pressione morale sui Paesi in cui è ancora in vigore la pena di morte, ma è anche espressione di una presa di coscienza collettiva a livello mondiale.
Bisognerà ora procedere all’applicazione della risoluzione, che, come detto, non inciderà sulla sovranità dei singoli Paesi, ma che potrà innescare un meccanismo virtuoso. Gli Stati membri dovranno fornire dati e informazioni sulle esecuzioni capitali per la redazioni di un rapporto sull’attuazione della risoluzione ad opera del Segretario Generale, Ban Ki-Moon e questo potrà costituire un decisivo deterrente politico per chi ancora si oppone alla sospensione o abolizione della pena capitale.

Nel 2006 sono state giustiziate 5.628 persone, la Cina ha il numero più alto delle esecuzioni.
Il prossimo appuntamento è la sessione delle Nazioni Unite del settembre 2008 quando dovrà essere presentato il primo rapporto sull’applicazione della risoluzione.

Maria Carla Intrivici

(20 dicembre 2007)


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