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Permesso di soggiorno e vittime della tratta

by Redazione

Il Ministro dell’Interno Giuliano Amato ha, recentemente, firmato la Circolare Art. 18 T.U. delle disposizioni concernenti la disciplina sull’immigrazione. Permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale” relativa allo spinoso e grave tema del traffico e dello sfruttamento di esseri umani.

Obiettivo del provvedimento è quello di rendere omogeneo, in tutta la penisola, il complessivo sistema di prevenzione e contrasto dei fenomeni delittuosi di tratta e riduzione in schiavitù, previsto dall’art. 18 del Testo unico sull’immigrazione, attraverso uniformi e coordinati interventi delle forze di polizia impegnate in campo e mediante più strette forme di coordinamento tra soggetti istituzionali e società civile.

Nello specifico, l’articolo 18 del d.lgs. 286/98 prevede il rilascio di un permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale alle vittime di “situazioni di violenza o di grave sfruttamento” da parte di organizzazioni criminali e in caso di concreti pericoli per la loro incolumità, ciò per consentire agli stranieri di sottrarsi a tale condizione e di partecipare a programmi di assistenza ed integrazione sociale.

Nell’ottica di una maggiore chiarezza interpretativa nonché per un’applicazione univoca di tale previsione normativa, la Circolare precisa che i Questori “qualora accertino situazioni di violenza o di grave sfruttamento nei confronti di uno straniero dovranno valutare autonomamente la situazione di concreto pericolo per la incolumità dello stesso – quale effetto dei tentativi di sottrarsi ai condizionamenti di un’organizzazione criminale – e, ove tale situazione sussista, prescindendo dalla sua disponibilità a denunciare o a collaborare, procedere al rilascio, nel più breve tempo possibile, del permesso di soggiorno”.

La condizione essenziale per usufruire del permesso di soggiorno è, quindi, la disponibilità della vittima ad affrancarsi dalle organizzazioni criminali e intraprendere un percorso di reinserimento sociale senza che sia contemplato l’obbligo per lo “schiavo” né di collaborare con le forze dell’ordine né di denunciare i propri aguzzini.

Inoltre anche le associazioni, enti e altri organismi privati potranno segnalare i casi di schiavitù e proporre il rilascio del titolo di soggiorno, deciso dai Questori.

In Italia, il traffico di essere umani finalizzato alla prostituzione raggiunge cifre ingenti, si parla di 60 mila persone coinvolte nel mercato della prostituzione, per lo più straniere. Ma, parimenti, non vanno dimenticate le vittime di grave sfruttamento e riduzione in schiavitù nel mondo del lavoro: sono più di 500.000 i migranti irregolari, privi di qualsiasi tutela, impiegati nei diversi settori dell’economia italiana dall’agricoltura all’edilizia.

Numeri che mostrano chiaramente la drammaticità del problema e l’urgenza di una sua risoluzione.

In questo contesto, il provvedimento di Amato pone al centro i diritti umani della persona, specificando e rafforzando le misure di assistenza, protezione e tutela delle vittime della tratta, come la concessione del permesso di soggiorno che consente l’accesso ai servizi sociali e a programmi di assistenza e inserimento. L’obiettivo preminente è quello di consentire alle vittime di riacquistare la libertà e di tutelarle insieme alle loro famiglie da eventuali rischi – come ha dichiarato il sottosegretario Marcella Lucidi.

Prioritaria e inderogabile finalità è indubbio; che necessita, però, di coordinate e opportune azioni di repressione e contrasto dell’immigrazione illegale – tra cui la collaborazione di chi ne è coinvolto – che di concerto con imprescindibili misure di tutela di diritti fondamentali portino all’emersione e all’eliminazione di dinamiche perniciose per il nostro Paese, evitando anche, in tal modo, il rischio di nuovi e involontari canali di ingressi illegali.

Maria Carla Intrivici

(8 giugno 2007)


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