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Principi su cui basare un buon governo dell’immigrazione. Senza partigianerie…

by Redazione

La proposta di alcuni fra i più autorevoli studiosi all’Accademia dei Lincei

(redazionale) – Roma, 6 giugno 2014 – La crisi economica, entrata nel 7° anno, ha rallentato ma non spento l’ondata migratoria che negli ultimi quindici anni ha posto l’Italia tra i paesi a maggiore intensità migratoria. La perdurante debolezza demografica (1,4 figli per coppia) e l’eventuale ripresa economica potranno, nel breve medio periodo, riattivare flussi migratori importanti che vanno finalmente governati. La numerosa popolazione immigrata residente (circa 5 milioni) è oggi più stabile, in quanto un’alta percentuale è composta da persone che risiedono nel Belpaese da lungo tempo. Inoltre, rispetto al passato, è migliorato l’atteggiamento della cittadinanza nei confronti dei migranti.
Tuttavia, gli strumenti di governo dei flussi – pensati negli anni ’90, quando il flusso d’ingresso annuo era limitato – sono da tempo obsoleti e inadatti a gestire un fenomeno che si è rivelato così massiccio.
E’ stata questa la base di discussione del convegno “Il governo delle migrazioni oltre la crisi. Sfide e risposte”, organizzato lo scorso 5 giugno presso l’Accademia dei Lincei, che ha messo a fuoco le maggiori criticità delle attuali politiche migratorie, e si è proposto di delineare possibili riforme future, affermando i principi irrinunciabili che le devono informare.
Le migrazioni concorrono al cambiamento del Paese; accrescono il corpo sociale; contribuiscono allo sviluppo; generano nuovi cittadini. Le regole e le azioni che le governano debbono essere concordate e fondarsi su di un ampio consenso democraticamente condiviso. Esse devono anche ispirarsi ad obbiettivi di lungo periodo e sottrarsi, per quanto possibile, a considerazioni meramente congiunturali.

Nel proporre il convegno, l’Accademia dei Lincei, ha perseguito l’obbiettivo di liberare il dibattito sulla migrazione dalla dialettica “partigiana”, orientata alla ricerca del consenso elettorale ed inquinata da pregiudizi, spesso profondi.
Tra gli organizzatori e partecipanti: il demografo Antonio Golini, Letizia Mencarini e Mario Deaglio (Università di Torino); Stefano Scarpetta (OECD); Ennio Codini (ISMU); prefetto Mario Morcone (Ministero dell’Interno) Ettore Recchi (Sciences Po, Paris); Ferruccio Pastore (direttore di FIERI) e Pietro Marcenaro (Commissione Diritti Umani del Senato).
Il comitato promotore dell’iniziativa ha proposto questo documento:
Migrazioni: una valutazione d’insieme dei Lincei”. Ecco 10 punti che riassumono la proposta di nuovo governo delle migrazioni:

I – Il dibattito sulla migrazione deve essere sottratto alla dialettica partigiana, orientata alla ricerca del consenso elettorale, e inquinata da pregiudizi. Esso deve basarsi sulla constatazione che la migrazione genera numerosi benefici per un paese come il nostro, con un’economia stagnante, una demografia debole, una bassa mobilità, restio a confrontarsi con altre culture, nonostante sia immerso in dinamici processi di globalizzazione. Occorre anche constatare che numerose sono le criticità che inevitabilmente sorgono dall’incontro e dal confronto tra cittadini e migranti, con esperienze personali, condizioni di vita, radici culturali diverse.
II – Vantaggi e svantaggi delle migrazioni vanno governati per aumentare i primi e attenuare i secondi, assicurando che la migrazione sia un gioco a somma positiva. Occorre tener conto della diversità degli interessi in gioco e della pluralità degli attori coinvolti: gli immigrati (lavoratori, familiari, rifugiati e richiedenti asilo, studenti e rentier), le istituzioni (pubbliche, private e del privato sociale) chiamate a interagire con i migranti, le varie articolazioni (famiglie, imprese, collettività di origine immigrata) del corpo sociale e le società e le famiglie dei paesi di origine.
III – Qualsiasi politica migratoria, a volte in modo esplicito, più frequentemente in forma occulta, contiene elementi di selezione e di scelta dei migranti. La migrazione deve sostenere la crescita della società, mantenendone la coesione, e deve essere a questo adeguata. È necessario e opportuno che i criteri di scelta siano trasparenti ed espliciti, e bene accetti alla collettività, e siano scevri da criteri discriminatori basati sull’etnia, il genere, la religione, le preferenze politiche, gli orientamenti sessuali. È dunque giusto che vengano privilegiati flussi migratori “utili”, orientati a sostenere lo sviluppo culturale e sociale, oltre a quello economico, evitando il depauperamento di specifiche scarse risorse umane nei paesi di origine. Una politica così orientata è tanto più accettabile in quanto coesista con una generosa politica dell’asilo e della protezione umanitaria, che per sua natura non può procedere a scelte o selezioni, ma deve essere garantita a tutti coloro che ne hanno diritto.
IV – Ogni azione di governo dell’immigrazione deve svolgersi nel pieno rispetto della dignità, dei diritti e delle libertà delle persone, delle regole di convivenza affermate dalla nostra Carta costituzionale che esprime irrinunciabili diritti e doveri per i cittadini italiani, nonché dei principi contenuti nelle convenzioni internazionali sottoscritte dal nostro paese.
V – Il governo delle migrazioni deve ispirarsi a obiettivi di lungo periodo sottraendosi, per quanto possibile, a considerazioni meramente congiunturali. I migranti si spostano spinti da molteplici motivazioni e con programmi e orizzonti temporali che vanno dalla presenza stagionale all’intero ciclo di vita. Gran parte della migrazione è però di lungo periodo, e deve trovare eque e percorribili vie per accedere ai fondamentali diritti sociali, ai diritti politici e alla cittadinanza.
VI – I processi migratori debbono svolgersi rispettando la normativa nazionale e internazionale vigente. La normativa deve essere orientata a minimizzare l’irregolarità, inevitabile in fenomeni di massa, che va gestita nel pieno rispetto dei diritti e della dignità delle persone e dei loro familiari, con soluzioni ragionevoli e, nei limiti del possibile, non costrittive.
VII – Le migrazioni concorrono al cambiamento del paese; accrescono il corpo sociale; generano nuovi cittadini. Le regole e le azioni che le governano debbono essere condivise e fondarsi su un ampio consenso, democraticamente espresso.
VIII – I processi di internazionalizzazione, e la perdurante crisi, hanno riattivato rilevanti flussi di emigrazione, in particolare di giovani con elevati livelli di formazione. Si tratta di un fenomeno che va seguito con attenzione, accompagnato e tutelato, con l’obiettivo di ridurne le ricadute negative e di massimizzarne i benefici per la crescita complessiva del capitale umano europeo.
IX – Le politiche migratorie debbono scaturire da analisi accurate e indipendenti delle necessità del paese; della domanda espressa dai datori di lavoro, siano questi imprese o famiglie; delle potenzialità effettive di integrazione. Avvalendosi di un ente autorevole e indipendente, è opportuno che governo e parlamento esprimano piani di lungo periodo circa l’ammontare dei flussi, le loro auspicabili caratteristiche, le modalità di ammissione.
X – L’Unione europea esercita prerogative nel campo del controllo delle frontiere, della gestione dell’irregolarità, dell’integrazione, dell’asilo. Non è di sua competenza, invece, l’ammissione degli immigrati, cosicché nella Ue convivono paesi con politiche migratorie molto diverse. L’Italia deve battersi per una politica migratoria comune ben coordinata; per il mantenimento e il rafforzamento dello spazio europeo di libera circolazione; per una gestione dell’asilo uniforme e con un’equa distribuzione tra stati degli oneri relativi; per un potenziamento responsabile e coordinato del controllo delle frontiere e dell’irregolarità, nel pieno rispetto dei diritti umani dei migranti; per una politica esterna che integri efficacemente la gestione dell’immigrazione nei piani di cooperazione con i paesi terzi.
(I proponenti sono Alessandro Cavalli, Antonio Golini, Massimo Livi Bacci, Alberto Quadrio Curzio)


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