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Svolta storica del Kuwait: donne alle urne

by Redazione

In Kuwait, per la prima volta le donne hanno potuto partecipare ad una consultazione elettorale. Si è trattato solo di un’elezione municipale suppletiva per eleggere un nuovo membro del Consiglio comunale di Al Salmiyah, ma l’evento rappresenta indubbiamente «un punto di svolta nella storia del Paese» come ha affermato il Ministro degli Interni. Dopo anni di accesi dibattiti e lotte, soprattutto contro gli islamisti e i rappresentanti di gruppi tribali, che più degli altri si oppongono all’emancipazione femminile, lo scorso anno, il Parlamento del Kuwait ha finalmente riconosciuto il diritto di elettorato attivo e passivo alle donne. Decisione che ha rappresentato un’importante apertura di uno dei più ricchi Paesi arabi e un grande passo avanti di una società patriarcale e conservatrice, qual è quella del Kuwait, nella direzione del riconoscimento di una completa identità di cittadine alle donne. La legge riformata prevede, però, che l’esercizio dei diritti politici dell’elettorato femminile possa avvenire solo “nel rispetto della Sharia”. Ma qual è il significato effettivo di questa affermazione? Ma soprattutto, quali limiti deriveranno da questa norma ai diritti delle donne? La storia delle donne kuwaitiane è una storia di emarginazione e segregazione. Subordinate agli uomini, vivono nell’invisibilità e nella negazione dei più elementari diritti umani secondo quanto stabilito dalla legge musulmana. Quanto questa riforma legislativa contribuirà a modificare la condizione della donna, riscattandola dallo status di inferiorità a cui è soggetta, è da vedere; è innegabile, però, che l’estensione del diritto di voto rappresenta una notevole conquista sia per l’emancipazione femminile, ma anche per la costruzione di una società democratica. Probabilmente bisognerà aspettare il 2007, anno in cui le donne voteranno per la prima volta alle legislative, e gli anni a seguire.  Un avvenimento rilevante, dunque, che per un verso rappresenta una grande vittoria verso la conquista della pari dignità e uguali diritti tra i sessi e dall’altro mostra quanto per l’affermazione di uno Stato liberale e di un governo democratico non si può prescindere da fondamentali valori quale la partecipazione delle donne alla vita politica.

(6 aprile 2006)

 

 


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