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Tensioni sociali nelle periferie: Tor Sapienza, segnali preoccupanti di insofferenza sociale

by Redazione

di Giuseppe Casucci

Per la seconda volta in un mese, centinaia di famiglie del quartiere romano di Tor Sapienza sono scese in piazza per protestare contro la presenza di un Centro accoglienza per rifugiati. Due mesi fa era successo a Corcolle, periferia Est di Roma, sempre contro rifugiati accusati di aver aggredito l’autista di un bus dell’Atac. E ci sono altri episodi di cattiva cronaca registrati in Italia contro stranieri o Rom negli ultimi anni, prima e dopo i gravi fatti di Rosarno del gennaio 2010. Senza dimenticare la manifestazione anti immigrati organizzata dalla Lega Nord, che ha portato in piazza lo scorso 18 ottobre decine di migliaia di persone: segno che indicare lo stranieri come capro espiatorio funziona e produce consenso. Per ritornare a Tor Sapienza, centinaia di persone del quartiere sono scese in piazza ripetutamente negli ultimi giorni chiedendo di spostare via dal quartiere un centro accoglienza che ospita potenziali richiedenti asilo sbarcati sulle coste italiane negli ultimi mesi. Nel 2014 quasi 150 mila profughi sono arrivati in questo modo, dalla Libia, Siria ed Egitto. Tremila sono morti nel tentativo di attraversare il mare; decine di miglia sono stati salvati dalla nostra Marina. Attualmente oltre 20 mila richiedenti asilo sono ospitati in centri (SPRAR) ubicati in varie città italiane. “Non si tratta di razzismo – ha commentato qualcuno dei manifestanti di Tor Sapienza, citando episodi di scippi ed aggressioni aumentati, secondo loro proprio con l’arrivo dei profughi – ma un bisogno di maggiore sicurezza dei residenti della zona”. La manifestazione dello scorso 11 novembre, iniziata pacificamente, si è però trasformata in guerriglia ad opera di alcuni scalmanati che hanno incendiato cassonetti ed hanno tentato di assaltare il centro di accoglienza, subito respinti dagli agenti di polizia.

Non c’è dubbio che, oltre la genuina insofferenza che può venire da famiglie già provate dalla crisi economica e difficoltà personali, non saranno mancate infiltrazioni di facinorosi più interessati a scontrarsi con la polizia che a sostenere ragioni più o meno condivisibili. A riprova di ciò le bombe carta, spranghe e sassi di cui erano equipaggiati. Al di là del sacrosanto giudizio di condanna contro chi fomenta ogni forma di violenza (non sappiamo chi sono, ma dubitiamo che i provocatori facciano parte delle famiglie della zona), non possiamo non notare come questi episodi di insofferenza contro gli stranieri (e peggio ancora contro Rom e Sinti) si stiano moltiplicando in forma preoccupante. Crediamo che le tensioni sociali e l’esasperazione siano anche il prodotto dell’acutezza della crisi economica, nonché di una gestione mediatica di questi episodi non proprio eticamente condivisibile, specie da parte di alcuni quotidiani. A tutto questo però, noi crediamo,  non siano estranee le condizioni di degrado ed incuria in cui vengono lasciati i rifugiati. Sappiamo che migliaia di loro vengono messi sui treni, spesso con un cestino da viaggio, e “consigliati” di espatriare in qualche modo verso i Paesi a noi confinanti. Cosa che spesso produce le proteste degli altri Paesi europei. Molti stranieri vengono abbandonati per strada e lasciati a se stessi: a sopravvivere ricorrendo spesso ad espedienti o a lavori gravemente sfruttati. Li vediamo circolare sperduti nelle stazioni delle grandi città, dormire per strada e chiedere l’elemosina. Uno spettacolo non degno di una società che si dice civile. Sappiamo purtroppo anche di qualche episodio di occupazione abusiva di abitazioni, a danno di famiglie italiane o straniere regolari. Non basta – noi crediamo – il meritorio soccorso in mare di chi arriva ed ha diritto all’accoglienza. Per la UIL bisogna creare condizioni di vera inclusione di questi esseri umani, richiamando l’Europa alle sue responsabilità. Bisogna gestire l’immigrazione con un piano complessivo, senza ricorsi ad inutili emergenze e senza scaricare sulla popolazione italiana (già provata) le conseguenze dell’abbandono a se stessi di immigrati o richiedenti asilo. Se questo fenomeno di pressione dal Mediterraneo non verrà governato – e presto – rischieremo tensioni sociali ancor più gravi di quelle già tristemente riportate nella cronaca odierna.


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