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Tettamanzi apre il voto agli immigrati

by Redazione

Le parole dell’arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, pronunciate all’apertura di un convegno della Fondazione Cariplo alla Camera di Commercio, sgomberano il campo dai dubbi. “Non posso – spiega – non alzare la voce a tutela di chiunque si trovi in situazione di disagio”. “E considerato che sono spesso proprio gli immigrati a trovarsi in condizioni sfavorevoli – continua – non posso non levare la mia voce per richiamare con forza, ancora una volta, i loro diritti”.

In un lungo  intervento, il cardinale ha parlato di “un cammino di progressivo riconoscimento” per gli stranieri che “ha come sua condizione basilare il pieno rispetto della legalità”. Al tempo stesso ha spiegato, “occorre ricordare che una partecipazione attiva e responsabile alla vita sociale, come già si sta verificando in altri paesi, costituisce la premessa all’esercizio dei diritti di democrazia”. Infine non esita a chiarire la sua a proposito del voto agli immigrati: “diritto di voto, almeno per quanto riguarda le consultazioni amministrative possibilità di ottenere incarichi pubblici”.

E’ un discorso forte, quello di Tettamanzi. Le sue prime parole sono dirette ai “migranti, miei figli carissimi” e a loro dice: “Questa è la vostra città. Questa è la vostra casa. Milano, da voi si aspetta che diate il meglio per costruirla, bella e forte”. Più avanti l’appello è indirizzato alla città: “Milano, apri il tuo cuore. Cancella le tue paure. Accogli queste nuove ricchezze umane”.

In particolare in quest’ultima parte del suo intervento, Tettamanzi fa riferimento alle parole pronunciate dall’europarlamentare della Lega Nord, Matteo Salvini che richiamava i vescovi ad occuparsi dei milanesi poveri anziché degli extracomunitari. E tutto era partito da una lettera del cardinale ai candidati sindaci in cui chiedeva a chiunque avesse vinto di occuparsi degli stranieri affinché venissero valorizzati e non discriminati. Ma anziché rispondere i destinatari della lettera, forse per un eccesso di protagonismo, arrivano le affermazioni del deputato del carroccio che definisce l’arcivescovo Tettamanzi un “capo partito”.

Ma le critiche al discorso del cardinale non si fermano alla lega. Arriva come un siluro la scomunica da parte di un deputato del centro destra che giudica “un’intervento del genere durante la campagna elettorale per le amministrative un po’ troppo avventato”. Ma bisognerebbe ricordare all’onorevole  che è fresca la presentazione da parte di un suo collega di partito di un disegno di legge in cui si fa riferimento esplicito al diritto di voto agli stranieri. Sarà stato un temporaneo vuoto di memoria.

(31 maggio 2006)  

                                                                                              Loredana Di Cesare


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