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Trattato di Lisbona: il sì dell’Italia

by Redazione

 

Voto unanime – 551 voti favorevoli, nessuno contrario – per la ratifica del Trattato di Lisbona.
Approvazione che ha riunito maggioranza e opposizione in Parlamento, definita dal Presidente della Repubblica Napolitano «un fattore di rinnovato prestigio per il ruolo europeo del nostro Paese» e accolta con grande “sollievo” dall’Europa.
Il sì italiano alla riforma viene, infatti, inteso, in Europa, come un rilancio della nuova Costituzione dell’Ue e una conseguente spinta al complesso processo di integrazione europea, soprattutto dopo l’impasse irlandese.

 

Il trattato introduce delle modifiche nel riassetto istituzionale dell’Unione.
Tra le novità più importanti, la nomina di un presidente del Consiglio Ue destinato a rimanere in carica per due anni e mezzo e di un ministro degli Esteri e della Difesa europeo. Nel 2014 la Commissione europea sarà composta da un numero di commissari minore, pari ai due terzi degli Stati membri e verrà rafforzato il ruolo dell’Europarlamento attraverso la procedura della cosiddetta co-decisione legislativa con gli Stati membri su giustizia, sicurezza e immigrazione legale. Il voto a maggioranza qualificata  verrà esteso ad altri settori, rimanendo l’unanimità per la politica estera, il fisco, la politica sociale e la revisione dei trattati.
La Carte dei diritti fondamentali – libertà, uguaglianza, diritti economici e sociali – verrà, infine, resa vincolante; garante né sarà la Corte di Giustizia dell’Ue.

Per l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona manca la ratifica di Svezia e Repubblica Ceca. Nell’ultimo mese la riforma delle istituzione europee è stata approvata da Gran Bretagna, Spagna e ora dall’Italia. Rimane, tuttavia, l’ncognita di Germania e Polonia. In entrambi i Paesi, il Parlamento ha ratificato il trattato, ma sia il Presidente tedesco, Koehler, che quello polacco, Kaczynsky, devono ancora procedere alla firma.

Maria Carla Intrivici

(4 agosto 2008)


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