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Ue: ‘blu card’ e sfruttamento dei lavoratori

by Redazione

La Commissione libertà civili, giustizia e affari interni del Parlamento europeo ha approvato, il 4 novembre 2008, due proposte di direttive della Commissione che hanno l’obiettivo rispettivamente di facilitare l’ingresso di lavoratori altamente qualificati in Europa e di scoraggiare, con sanzioni, lo sfruttamento dei lavoratori stranieri illegali. Si stima, infatti, che gran parte degli 8 milioni di migranti non regolari (dati Ue) in Europa svolgono una attività lavorativa in condizioni di sfruttamento.

La prima direttiva prevede che i lavoratori qualificati (almeno tre anni di studio in un determinato settore o qualifica specifica, dimostrata da almeno cinque anni di esperienza lavorativa) abbiano diritto ad un permesso di residenza e lavoro temporaneo, simile alla “green card” americana, per un periodo di tre anni, rinnovabile per latri due. Il cittadino straniero titolare della c.d. carta blu europea avrà la possibilità di spostarsi tra gli Stati membri dell’Ue con i suoi familiari, senza ulteriori formalità.

La seconda direttiva stabilisce sanzioni nei confronti dei datori di lavoro che impiegano manodopera straniera non in regola. La Commissione europea, nel maggio 2007, ha proposto che ogni Stato membro debba ispezionare almeno il 10% delle aziende registrate (la commissione del Pe richiede un abbassamento dell’obbligo di controllo dei registri dello Stato membro al 5%) e multare chi non è in regola, sostenendo anche il costo del rimpatrio, il rimborso degli stipendi, delle tasse e dei contributi previdenziali non versati. Il provvedimento prevede altre misure sanzionatorie di carattere amministrativo quali: la perdita di sgravi fiscali e sussidi nazionali o europei, fino a cinque anni; sanzioni penali per il datore di lavoro in caso di ripetute infrazioni (3 volte in due anni), un elevato numero di lavoratori non comunitari illegali, condizioni lavorative di particolare sfruttamento, l’impiego di vittime del traffico di persone o di minorenni.

La Commissione del Pe ha chiesto, inoltre, una riduzione sia delle sanzioni nel caso in cui il datore di lavoro sia una persona fisica che abbia assunto un collaboratore domestico che delle formalità per la messa in regola del cittadino straniero. Infine, con l’obiettivo di favorire l’emersione dall’illegalità, è stata proposta la tutela del lavoratore che denuncia la propria condizione attraverso il beneficio di un permesso di soggiorno temporaneo, alla stessa stregua delle vittime della tratta di esseri umani.

Le due proposte passeranno al vaglio dei Ministri degli Interni degli Stati membri prima dell’approvazione definitiva da parte dell’Assemblea plenaria del Pe.

Dario Porta

(18 novembre 2008)


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