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Una legge per le badanti

by Redazione

Nei giorni scorsi in una bella intervista rilasciata al quotidiano la Repubblica, il Ministro per la famiglia Rosy Bindi, ha affermato la stringente necessità di una legge quadro per le badanti che, intanto, propone di chiamare “assistenti familiari”. Nell’intervista il Ministro fa capire con chiarezza che la legge dovrà riguardare il profilo professionale, la formazione, la tendenziale emersione dal lavoro nero di figure di supporto alla famiglia così determinanti e in numero significativo e crescente.

L’approccio indicato dall’on. Bindi ha dunque l’innegabile pregio di constatare l’utilità sociale di queste figure, l’urgenza di tutelarle da ogni tipo di abuso e, insieme, di tutelare il fragile impianto del mercato del lavoro italiano da una insopportabile penale pagata al lavoro nero.

Il sostegno che va senz’altro accordato al proposito enunciato, non può esimere da alcune considerazioni critiche, consapevoli come siamo che criticare, ad esempio, una legge sbagliata e tendenzialmente punitiva come la Bossi- Fini è agevole, avanzare rilievi su ciò che pure rappresenta un tentativo di apertura democratica e civile, significa una sfidare l’impopolarità.

Epperò, crediamo che avanzare qualche riflessione possa aiutare ed essere lecito.

Abbiamo sempre indicato la necessità di considerare finalmente l’immigrazione un elemento complesso e articolato iscritto nei cromosomi delle società avanzate; ciò ci ha condotto all’auspicio che la legislatura appena iniziata, sappia assumere politiche attive di governance dell’immigrazione che superino la tentazione delle iniziative emergenziali o parziali. Se infatti nell’emergenza delle risposte – tampone si nasconde l’insidia dell’approssimazione, nella parzialità, come nel caso delle badanti, ci sono rischi assai più gravi e, per così dire, di sistema. Ci domandiamo ad esempio: 1) Come è possibile intervenire con la profondità auspicata dal ministro Bindi sul reclutamento, la formazione, la probabile implicita formazione di Albi di lavoratori e lavoratrici, senza determinare una sostanziale asimmetria con tutto il restante mercato del lavoro immigrato e autoctono? 2) Che relazione si stabilirebbe ad esempio sulle iniziative di contrasto al lavoro clandestino auspicata dal Ministro Bindi riguardo alle badanti e la più generale politica di contrasto alla clandestinità immaginata  dal Governo e ufficializzata dalla recente audizione del ministro Amato in Commissione Affari Costituzionali alla Camera? Le obiezioni, nient’affatto provocatorie, potrebbero continuare. E, per finire, non se ne abbia a male il Ministro Bindi, se ci chiediamo: che relazione si determina  tra la sua proposta e quelle, porse estemporanee a più di un commentatore, avanzate nelle scorse settimane da autorevoli componenti del suo stesso Governo?

Ci sentiamo di suggerire prudenza: si può far molto male al governo dell’immigrazione e in tanti modi diversi. Digrignando i denti con la Bossi – Fini o avanzando tante proposte politiche sull’immigrazione per quanti sono i ministri, i viceministri e i sottosegretari che abitano il condominio delle competenze: a conti fatti più di dodici e meno di quindici.

C’è un’attività di policy da varare, delegando all’Europa quello che è dell’Europa, allo Stato ciò che è suo, alle Regioni ciò che è delle Regioni. Ma la politica deve essere una, se non è chiedere troppo.

Ci preme infine raccomandare un’ultima accortezza: ai tempi del percorso parlamentare della Bossi- Fini, note associazioni e partiti minacciarono sfracelli di resistenza parlamentare, poi per alcuni andò molto diversamente: incassata qualche regalìa sui permessi aggiuntivi alle badanti, disertarono il campo. Pagheremo questa scelta per molto tempo ancora! Oggi potrebbe essere che il Ministro Bindi ed altri esponenti cattolico-democratici cerchino di dare soddisfazione a quel blocco sociale e a chi lo rappresenta. Noi non siamo così sprovveduti dal sottovalutare il bisogno che ha la politica di soddisfare chi l’ha votata, ma con l’immigrazione si rischiano scottature e vere e proprie ustioni.

Fabrizio Molina                                                                                  Maria Carla Intrivici

 

(28 giugno 2006)


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