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Urbanizzazione nel Sud del Mondo

by Redazione

Presentato il rapporto sullo “stato della popolazione nel mondo 2007” dell’UNFPA – Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione con il sottotitolo “liberare il potenziale della crescita urbana”. Specificatamente vengono osservati i processi demografici alla base della crescita urbana nelle aree in via di sviluppo, studiando le implicazioni politiche ed indicando al tempo stesso azioni per anticipare la crescita urbana e le relative conseguenze.

Secondo il documento più di 3 miliardi di persone vivranno nelle aree urbane, più della metà della popolazione globale. Le previsioni indicano che tra il 2000 e il 2030 questo numero raddoppierà in Africa e Asia.
L’analisi corredata da dati ed esempi significativi intende mettere in discussione alcuni luoghi comuni sull’urbanizzazione ed i fenomeni ad esso legati. La crescita urbana è vista non come un male in sé. In effetti centinaia di cittadini migrano dalle zone rurali in condizioni di povertà verso le città in vista di un miglioramento delle condizioni di vita individuali e del proprio nucleo familiare. Indubbiamente il dilemma è rappresentato dal fatto che, nonostante la concentrazione della povertà nelle baraccopoli di periferia e la disgregazione sociale, le città rappresentano la miglior speranza di sfuggire dalla miseria grazie alle maggiori opportunità e vantaggi offerti dove si concentra una percentuale crescente della produzione economica nazionale. Infatti, i tassi di povertà urbana sono sistematicamente più bassi di quelli delle aree rurali.

Importante è aver sottolineato il fatto che frenare l’inurbamento non è risolutivo se non addirittura peggiorativo. Come dice il rapporto, la povertà urbana è più visibile e più determinante politicamente.
Il problema non solo per le megalopoli — l’attenzione e l’analisi non si sono limitate ai grandi centri urbani — è rappresentato dalla necessità di un nuovo modello di produzione e di consumo, non dalla concentrazione di persone in sé.
L’accesso all’istruzione, ai servizi socio sanitari, in particolare per la salute delle donne (salute riproduttiva), maggiori spazi per i giovani e gli adolescenti, affinché contribuiscano al benessere della società, sono le risposte più idonee ai bisogni e alle speranze dei migranti verso le città.

Una migliore gestione della cosa pubblica nel quadro di un differente modello di città è un messaggio che vale non solo per il Sud del mondo ma anche nei Paesi c.d. sviluppati dove vivono e convivono individui di diverse provenienze e culture.
Le città europee, con i loro ghetti nati dalla disgregazione sociale così come con i loro esempi di convivenza, hanno di fronte anch’esse la necessità di ripensare le politiche pubbliche urbane che coinvolgano i vari soggetti. Ciò consentirebbe di assecondare le esigenze del territorio favorendo il suo sviluppo e un reale processo di coesione sociale, progettando non solo blocchi edili ma spazi collettivi. Significa soprattutto guardare il fenomeno da una prospettiva diversa a partire dalle relazioni sociali e dai flussi umani delle città.

Dario Porta

(3 luglio 2007)


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