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Verso un regime comune europeo in materia di asilo

by Redazione

I primi di novembre, il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Interno, ha approvato due decreti legislativi che recepiscono altrettante importanti direttive comunitarie in materia di asilo rispettivamente sul contenuto della protezione internazionale e sul riconoscimento e la revoca dello status di rifugiato.

La prima  direttiva 2004/83/CE – recante norme minime sull’attribuzione, a cittadini di Paesi terzi o apolidi, della qualifica di rifugiato o di persona altrimenti bisognosa di protezione internazionale, nonché norme minime sul contenuto della protezione riconosciuta – stabilisce che gli Stati membri hanno facoltà di introdurre o di mantenere in vigore disposizioni più favorevoli riguardo alla determinazione dei soggetti che possono essere considerati rifugiati o persone ammissibili alla protezione sussidiaria, e riguardo altresì alla definizione degli elementi sostanziali della protezione internazionale, purché compatibili con le disposizioni dell’attuale direttiva.
Definisce, di seguito, i requisiti e i diritti dei rifugiati e dei beneficiari di protezione sussidiaria, sulla base delle distinzioni tra le due categorie operate attualmente dal diritto internazionale, risolvendo i dubbi interpretativi inerenti alla possibilità di poter beneficiare della “protezione sussidiaria” e del connesso status.

Il secondo provvedimento 2005/85/CE – recante norme minime per le procedure applicate negli Stati membri ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di rifugiato – predispone una serie di norme procedurali comuni per l’esame della domanda di protezione internazionale.
Secondo la normativa, la richiesta viene esaminata dando priorità alle domande palesemente fondate, a quelle presentate da persone appartenenti a categorie vulnerabili e per le quali siano state disposte l’accoglienza o il trattenimento nei centri di accoglienza o di permanenza temporanea.
Le decisioni relative alle domande di asilo sono adottate previo congruo esame disponendo che esse siano esaminate, così come le decisioni prese, in modo individuale, obiettivo ed imparziale. Vengono garantiti il diritto al ricorso effettivo contro la decisione negativa del riconoscimento dello status di rifugiato e quello a rimanere in Italia in attesa della decisione del giudice, abolito il “trattenimento” generalizzato nei centri di accoglienza o identificazione. Specifiche garanzie sono previste per il minore non accompagnato; viene, inoltre, assicurato il diritto all’assistenza e alla rappresentanza legali.

L’obiettivo delle due direttive, insieme agli altri strumenti legislativi precedentemente predisposti, è la creazione di un regime comune europeo in materia di asilo entro il 2010, nello spirito delle conclusioni del Consiglio europeo di Tampere e secondo il piano d’azione per attuare il programma dell’Aia. Il progetto, parte integrante di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia, «nasce dall’idea di fare dell’Unione europea uno spazio di protezione unico per i rifugiati, basato sull’applicazione della Convenzione di Ginevra in ogni sua componente e sui valori umanitari comuni a tutti gli Stati membri» – come si legge nel Libro verde; quindi, un livello comune di protezione più elevato e maggiormente uniforme all’interno dell’Ue per la creazione di un regime di protezione internazionale più accessibile ed efficace.

Per conseguire questo traguardo occorre, però, per un verso colmare le lacune che l’acquis comunitario in materia di asilo presenta, in particolare modo in termini di un miglioramento della procedura d’asilo, in tutte le sue fasi, oltre che di un’armonizzazione legislativa a livelli più elevati, per l’altro creare una maggiore disponibilità alla cooperazione pratica e “solidarietà” fra Stati membri spesso sacrificate a politiche e logiche nazionali “di interesse domestico” che mal si conciliano con una impostazione più integrata e globale della politica d’asilo.
Riaffermare la centralità di una funzione di indirizzo comunitario sulla materia e, in genere, sugli spostamenti umani sembra sia indispensabile per fronteggiare e governare efficacemente fenomeni ormai strutturali nelle nostre società e che, come tali, non possono trovare “soluzioni” adeguate in una dimensione esclusivamente nazionale.

Maria Carla Intrivici

(21 novembre 2007)

Scarica le direttive comunitarie: 2004/83/CE, 2005/85/CE


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