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Verso una politica di Governance dell’immigrazione

by Redazione

Il Governo ha riaperto le quote dei flussi di ingresso: ai 170 mila permessi previsti dal precedente esecutivo si sommano i 350 mila annunciati venerdì scorso dal Consiglio dei Ministri per un totale di 520 mila lavoratori extracomunitari che potranno entrare regolarmente nel 2006.

Con il nuovo decreto flussi si sana così la differenza tra le 517 mila domande d’assunzione presentate in Italia a partire dal 14 marzo 2006 e i 170 mila permessi concessi precedentemente, cercando di ovviare ad una situazione che si era rivelata insoddisfacente e che non teneva conto delle reali esigenze e necessità del Paese.

Il provvedimento ora andrà all’esame della Conferenza Stato-Regioni e delle Commissioni parlamentari per arrivare, entro la fine di settembre, alla pubblicazione in Gazzetta.

In Consiglio dei Ministri è stato anche deciso di rimuovere i contingentamenti per l’ingresso in Italia dei cittadini neocomunitari, consentendo in tal modo un allineamento dell’Italia ai Paesi del Nord-Europa. Ed è stata, altresì, risolta la controversa questione dei bonus bebé con lo stop alla restituzione dei mille euro da parte delle famiglie straniere.

Ma non è tutto.

Questi provvedimenti si sommano ad altre importanti decisioni politiche.
Si parla di una necessaria modifica della legge Bossi-Fini. «Il contratto di soggiorno – osserva il Ministro dell’Interno – è un modo irrealistico e ipocrita di fingere di inserire in Italia delle persone che stanno all’estero»; la proposta è, invece, quella di non legare più o comunque non solo l’ingresso a un contratto, ma di prevedere modalità differenti, come, ad esempio, la figura dello sponsor, meccanismo introdotto precedentemente dalla legge Turco Napolitano.
Un altro nodo centrale è quello relativo alla riforma della cittadinanza. Gli anni di permanenza sul territorio nazionale necessari per fare domanda dovrebbero essere ridotti dai dieci ai cinque anni e i bambini che nascono nel nostro Paese da genitori stranieri con i requisiti richiesti dovrebbero ottenere tale diritto automaticamente.

Sono, quindi, numerosi le proposte fatte e gli impegni presi in materia immigratoria che denotano  come l’immigrazione sia indubbiamente uno tra gli argomenti più importanti sul tavolo del Consiglio dei Ministri.
E ciò perchè il fenomeno migratorio, in tutte le sue sfaccettature, e il relativo governo costituiscono una questione di democrazia, civiltà, umanità che ha forti implicazioni in termini di convivenza, sicurezza, legalità. Motivo per cui le dinamiche migratorie non possono più essere trascurate, ignorate né tanto meno gestite con misure frettolose e emergenziali, spesso approssimative e inadeguate.

È chiaro: non è più possibile rimandare un processo di riforma legislativa della politica migratoria che guardi al fenomeno nel suo complesso e che preveda interventi su più fronti secondo una buona e razionale politica di Governance.
Sembra questo il percorso tracciato e l’augurio è che possa essere così.
Gli impegni assunti sono, infatti, totalmente condivisibili.

Resta, tuttavia, una inquietudine di fondo legata ai tempi di realizzazione dei provvedimenti annunciati e alla loro concreta attuazione, ma anche, e soprattutto, alla effettiva possibilità che tali decisioni vengano sorrette quanto meno dall’intera maggioranza che, a giudicare dall’attuale momento, fatica a raccogliere consensi attorno a  piattaforme significative sotto il profilo dei diritti civili.

Maria Carla Intrivici

(26 luglio 2006)

 

 


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