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Governo Renzi e politica migratoria in Italia

by Redazione

Ad abolire i Ministeri dell’Integrazione e delle Pari opportunità non c’era riuscita nemmeno la Lega

di Giuseppe Casucci

Leggi e rileggi i nomi dei ministri, dei viceministri e sottosegretari e delle competenze loro assegnate, eppure di Integrazione nella lista resa nota dall’ultimo Consiglio dei Ministri di venerdì 28 febbraio non c’è neppure l’ombra.

Ma non si parla nemmeno di Pari Opportunità a cui fa riferimento l’UNAR – Ufficio Anti Discriminazioni Razziali. Ci si augura che queste siano tematiche che rimarranno di competenza della Presidenza del Consiglio dei Ministri: ma anche così non è un buon segno.

Nel nuovo Governo, è ormai una cosa certa, non trova posto l’ex ministra per l’Integrazione Cécile Kyenge Kashetu. Nei giorni scorsi giravano voci di un suo recupero con incarichi di sottosegretario o viceministro, ma si trattava di gossip rivelatosi senza fondamento.

Dopo tante polemiche ed attacchi vergognosi contro la sua persona da parte di esponenti della Lega e sul web da parte di razzisti ed incivili, ci ha pensato il “Rottamatore” a fare quello che la destra xenofoba non era mai riuscita ad ottenere nel nostro Paese: dare il benservito alla scomoda ministra di origine africana, e liberarsi nel contempo del ministero dell’Integrazione. Poi, – già che c’erano – hanno fatto sparire dalla lista dei dicasteri anche quello sulle Pari Opportunità.

La non riconferma della Kyenge e soprattutto la cancellazione del Ministero che era stato suo e di Riccardi ha sollevato non pochi malumori nel mondo della sinistra ed in generale nell’opinione pubblica.

La stessa Kyenge, in un recente seminario all’Università di Roma La Sapienza, aveva detto che l’eliminazione del Ministero deve essere considerato come “un passo indietro anche davanti all’Europa e al mondo, che vedono questo ministero come un valore aggiunto”.

In generale ci si chiede anche quale sia la nuova politica del Pd in materia di governance migratoria ed integrazione di quasi 5 milioni di nuovi cittadini.

A parere di “Nessun Luogo è Lontano”, cancellare il Ministero per l’Integrazione è, da tutti i punti di vista, un cattivo segnale, soprattutto visto il forte contributo che viene all’economia italiana dai nuovi cittadini. Vorremmo ricordare al Primo Ministro in carica che gli immigrati producono l’11% del Pil, dichiarano al fisco quasi 43,6 miliardi di € e pagano oltre 7 miliardi di euro in Irpef all’anno. Inoltre gli stranieri sono l’unica alternativa che gli italiani hanno al declino demografico ed economico del nostro Paese.

Avranno o no qualche diritto ad una governance seria e a vere politiche di accoglienza ed integrazione? Altrimenti, in assenza di prospettive e lavoro, decideranno di andarsene. Molti già lo fanno e non è un buon segno per la salute della nostra economia.

Inoltre, sul piano del Governo, la scelta giusta non può essere ancora quella della frammentazione delle competenze tra 5 o più ministeri e, dunque, una gestione disordinata del fenomeno migratorio.

Non sarebbe ora, signor Primo Ministro, di accentrare le competenze in un unico Ministero o, almeno, di creare una cabina di regia capace di mettere ordine nel bailamme migratorio?

Non va bene il Ministero dell’Integrazione? Venga proposta un’altra soluzione efficace. Si tenga conto che, invece, è in atto a livello parlamentare una proficua azione ―trasversale – tendente a riportare il dibattito sui processi di integrazione e di cittadinanza in un ambito costruttivo e senza pregiudiziali.

Percorso che un Governo, soprattutto se di coalizione, dovrebbe cogliere e non disperdere.

 


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