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Rifugiati: smettiamola di chiamarla emergenza!

by Redazione

La questione dei Rifugiati e dei Richiedenti asilo, cioè coloro che scappano dal loro Paese per persecuzioni, razziali, sessuali, religiose, non può essere trattata come una questione imprevista, o peggio, con il fastidio di chi – pur commosso da certe immagini televisive – poi non torva le risposte giuste per una sana politica di accoglienza e aiuto. Sono persone – è stato più volte detto alla presentazione del Rapporto annuale 2014 del Centro Astalli, che è stata fatta l’8 aprile 2014– che soffrono (alcune di queste sottoposte a gravi torture che creano traumi pesanti) e che andrebbero aiutate e sostenute. Sono degli eroi, ha detto con forza il responsabile del Centro dei gesuiti padre Giovanni La Manna, e vanno riconosciute come tali e non tacciate come problemi. “E’ triste che la politica abbia paura di parlare dei rifugiati perché ha paura di perdere il consenso”. Ma occorre, appunto, che si ponga fine alla politica dell’emergenza. Serve presa di coscienza e programmazione, strategie (manca un centro di gestione unitaria del soccorso), investimenti e responsabilità chiare. E’ una questione di giustizia, di dignità delle persone, come ha in maniera netta e forte, sottolineato papa Francesco in visita al Centro nel settembre scorso (vedi foto).

E come fotografa la realtà dei numeri presentati dal Direttore del Centro, Berardino Guarino.

Una fotografia aggiornata – leggiamo anche sul nuovo sito, www.centroastalli.it, – sulle condizioni di circa 21.000 richiedenti asilo e rifugiati che durante il 2013 si sono rivolti alla sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati e hanno usufruito dei servizi di prima e seconda accoglienza che l’Associazione gestisce. Per ogni settore, il Rapporto contiene statistiche e commenti con cui si cerca di raccontare la presenza di migranti forzati che da gennaio a dicembre 2013 sono entrati in contatto con l’Associazione.

Alla fine della presentazione di numeri e progetti, il saluto del sindaco di Roma Ignazio Marino, per il quale è bene ribadire – ora che ci avviciniamo al semestre di presidenza Europeo – che la migrazione forzata non può essere considerata problema di un singolo Paese o solo di quelli che si affacciano sul Mediterraneo. Bisogna impegnarsi per politiche europee integrate. Roma, inoltre, per sua natura si propone di mettere più risorse e più spazi alla politica dell’accoglienza. Non è solo una questione di risorse, però, ma anche di più cura, di più umanità.

Quella che ha spinto Guarino, presentando il Rapporto, a dedicarlo al piccolo Mabrouk, bambino siriano nato su un peschereccio mentre affondava e morto con la sua mamma.

 

 


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