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Bella e impossibile

Fabrizio Molina

Non lo nego: legare il 25 aprile, festa della Liberazione a Bella Ciao, mi piacerebbe moltissimo. Una canzone così semplice e intensa, diverrebbe inno, simbolo, ricordo eterno ed eterno desiderio di avvenire. E non mi convincono affatto le motivazioni di chi, contrario a questa proposta di legge che porterebbe la canzone sugli altari, obietta che non è la canzone di tutti e perciò impedisce la riconciliazione. Infatti, non è la canzone di tutti ma quella dei nostri nonni, dei nostri padri e nostra che abbiamo vinto. La canzone dei comunisti, socialisti, azionisti e cattolici democratici che, quando c’erano, li trovavi sempre avanti a sinistra. Con gli altri intendo riconciliarmi, sono disponibile, a patto però che non si cambino le carte in tavola. La storia è caparbia e non possiamo cambiarla a piacimento. C’era chi stava con la marcia su Roma, con il colonialismo e con le leggi razziali e c’era chi resisteva in montagna, si faceva massacrare a Marzabotto e c’erano i contadini cattolici della bassa padana che nascondevano gli ebrei. Ancora oggi, i nipotini di quelli là sentono nostalgia dei loro nonni gerarchi col fez, noi ci scambiamo le foto dei nostri nonni in montagna, nelle zone impervie dell’Appennino. Con le loro facce pulite e sperdute da vecchi ventenni. Da Piazza Venezia e via Rasella a Roma ci arriva a piedi anche un bambino, ma sono distanti come la Terra dalla Luna.
Però uno di loro un po’ di ragione ce l’ha: La Russa, uno dei molti vecchi che non diventeranno mai saggi, stavolta l’ha proprio azzeccata: dice che quella canzone è solo dei comunisti. In effetti la vogliono Letta, Grillo e Speranza. Tutti comunisti doc. Bravo La Russa.

Foto di Dimitris Vetsikas da Pixabay


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Fabrizio Molina


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