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“Chi grida ‘dagli all’untore!’ e sollecita la paura lo fa perché coltiva interessi”

by Redazione

E’ stato durissimo mons. Francesco Montenegro, durante la conferenza stampa di presentazione della prossima Giornata Mondiale dei migranti (la 101° proclamata dalla Chiesa e che si svolgerà il 18 gennaio e quest’anno, in Italia, è stata scelta, come regione principale, la Basilicata che vive un rapporto tra esodo e immigrazione di dieci a uno, 117mila circa emigrati verso 17mila immigrati.

Rispondendo alla domanda sui possibili effetti nel nostro Paese dello choc derivante dalla strage di Parigi, l’ arcivescovo di Agrigento, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni e della Fondazione Migrantes (e neo cardinale) ha risposto sottolineando: “Chi sulla scia dei fatti di Parigi alimenta la paura, lo fa perché fa comodo ad alcuni che poi sono quelli che controllando il flusso e ci guadagnano. Come si è visto con lo scandalo a Roma. Chi grida, poi, in effetti, tiene le file per aver un guadagno. Ci vuole una riflessione matura da parte di tutti, credenti e non credenti. Le migrazioni hanno sempre accompagnato la vita dell’uomo, e la storia non può essere fermata. Una riflessione vera e non di parte ci imporrà di cambiare mentalità. Parliamo di globalizzazione di merci e di denaro perché mai si devono fermare gli uomini? A furia di gridare “dagli all’untore!”, poi tutti diventano untori.” E ha insistito:

“Noi chiediamo il rispetto, poi no siamo capaci di darlo. Abbiamo esportato anche violenza e mafia, negli anni della nostra emigrazione, ma poi diciamo che non tutti gli italiani siamo mafiosi. Dobbiamo solo usare lo stesso criterio anche per la loro accoglienza. Il vento non lo può fermare nessuno. C’è un male alla base, c’è tanta mobilità nel mondo anche perché c’è tanta ingiustizia, queste sono le conseguenze di un mondo che dovrebbe vibrare ad una velocità diversa, perché se restano poveri e perché qualcuno si vuole fare ricco con loro.”

E poi, rivolgendo lo sguardo all’interno della Chiesa, mons Montenegro non è meno severo, e richiamandosi al messaggio di papa Francesco che parla della maternità della Chiesa dice: “Letta con lo sguardo dei migranti, il tema di una Chiesa madre, senza frontiere, diventa anzitutto la necessità per le nostre comunità di condividere il viaggio di molti migranti, oggi anche forzatamente in cammino …”. “Purtroppo, invece, nelle nostre comunità assistiamo ancora a gesti e segni di diffidenza e ostilità che alimentano sospetti e pregiudizi che ci tengono lontani “dalle piaghe del Signore”, quali possono essere considerati i migranti in fuga da guerre e violenze … Affermare la maternità della Chiesa chiede anche la capacità di condividere le risorse con i più poveri e tra essi oggi certamente i migranti forzati …”. “Alla globalizzazione del fenomeno migratorio – ha ribadito citando il papa – occorre rispondere con la globalizzazione ella carità e della cooperazione.”

Quindi ha concluso con un auspicio: “che nelle nostre comunità, in questo nostro paese che soffre per molte crisi (economica, politica, culturale), la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato possa contribuire a diffondere una nuova cultura dell’incontro, una politica capace di mettere sempre al centro la povera gente, un’economia che sappia interpretare l’esigenza della gratuità e della condivisione.”

(V.S.)


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