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Gli immigrati “s’adattano” e l’occupazione migliora.

by Redazione

Lavoro: vanno un po’ meglio le cose agli stranieri nel secondo semestre dell’anno. Scende leggermente il tasso di disoccupazione (da 17,9 a 16,3%) e sale percettibilmente quello di occupazione (58,7%). Ma resta alto il numero di disoccupati (474 mila) e soprattutto inattivi (2,1 milioni)

Di Giuseppe Casucci

 

E’ stata resa pubblica, giovedì scorso – a cura della direzione generale per l’immigrazione del Ministero del Lavoro – la nota semestrale sulla situazione occupazionale degli stranieri che vivono nel nostro Paese. Il quadro che emerge dal nuovo studio sul mercato del lavoro nostrano è leggermente più rassicurante e si discosta dalla peggiore performance mostrata nella prima parte dell’anno dai lavoratori italiani. Secondo le stime fornite dall’Eurostat e dall’Istat, nel secondo trimestre del 2014 (aprile-giugno), sarebbero stati proprio gli immigrati a migliorare, in maniera più marcata, la propria situazione lavorativa.

Il tasso di occupazione “etnico”, nel periodo preso in esame, ha raggiunto infatti il 58,7% (l’1,7% in più rispetto all’anno precedente), contro il 55,4% stentatamente raggiunto dagli italiani (+0,5% su base tendenziale). E miglioramenti interessanti sono stati rilevati anche sul fronte della disoccupazione il cui tasso è sceso per gli stranieri al 16,3% (-1,6% rispetto all’anno precedente), pur rimanendo distante dall’11,8% rilevato per gli italiani. Secondo quanto riportato nella nota semestrale del Ministero del Lavoro, dei poco più di 5 milioni di stranieri presenti in Italia nel secondo semestre dell’anno, 2.441.251 risultano occupati, 474.273 in cerca di lavoro e 2.096.053 sarebbero inattivi (cioè non lavorano, ne cercano una occupazione).  Il trend occupazionale degli stranieri sembrerebbe, insomma, più positivo di quello degli italiani, come attestato nel documento ministeriale dove viene precisato che: “seppur con lievi incrementi, negli ultimi dieci trimestri, la forza lavoro straniera ha controbilanciato l’emorragia occupazionale che ha investito, con forza, la componente italiana”.

Questo sembrerebbe rispondere a delle precise ragioni: gli immigrati hanno mostrato una notevole adattabilità professionale, ma anche mobilità territoriale nel rendersi disponibili a lavori più duri, meno pagati e magari lontani dalla loro residenza, tanto da costringerli a spostarsi. Per quanto riguarda la situazione geografica, il trend peggiore è mostrato dal Mezzogiorno, mentre per quanto riguarda i settori, abbiamo una contrazione delle attivazioni lavorative per i lavoratori UE nell’Industria in senso stretto del 6,4% e dell’11,4% nelle Costruzioni; solo la domanda di lavoro di personale extracomunitario in Agricoltura, nei Servizi e nell’Industria in senso stretto presenta performance in controtendenza. Tra il II trimestre 2014 e lo stesso periodo dell’anno precedente, per i lavoratori UE si nota una riduzione del numero di contratti a tempo indeterminato pari a -3,5% e pari a -10,7% nel caso delle collaborazioni. Valori positivi si rilevano per gli extracomunitari nei casi del tempo determinato (+9,6%), delle collaborazioni (+12,9%) e dell’apprendistato (+9,2%). Al di là dei trend, è in ogni modo evidente una maggiore e consistente incidenza dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato sul totale delle assunzioni riservate ai lavoratori stranieri: condizione per altro necessaria al rinnovo del permesso di soggiorno.


Gli immigrati “s’adattano” e l’occupazione migliora.

by Redazione

Lavoro: vanno un po’ meglio le cose agli stranieri nel secondo semestre dell’anno. Scende leggermente il tasso di disoccupazione (da 17,9 a 16,3%) e sale percettibilmente quello di occupazione (58,7%). Ma resta alto il numero di disoccupati (474 mila) e soprattutto inattivi (2,1 milioni)

Di Giuseppe Casucci

 

E’ stata resa pubblica, giovedì scorso – a cura della direzione generale per l’immigrazione del Ministero del Lavoro – la nota semestrale sulla situazione occupazionale degli stranieri che vivono nel nostro Paese. Il quadro che emerge dal nuovo studio sul mercato del lavoro nostrano è leggermente più rassicurante e si discosta dalla peggiore performance mostrata nella prima parte dell’anno dai lavoratori italiani. Secondo le stime fornite dall’Eurostat e dall’Istat, nel secondo trimestre del 2014 (aprile-giugno), sarebbero stati proprio gli immigrati a migliorare, in maniera più marcata, la propria situazione lavorativa.

Il tasso di occupazione “etnico”, nel periodo preso in esame, ha raggiunto infatti il 58,7% (l’1,7% in più rispetto all’anno precedente), contro il 55,4% stentatamente raggiunto dagli italiani (+0,5% su base tendenziale). E miglioramenti interessanti sono stati rilevati anche sul fronte della disoccupazione il cui tasso è sceso per gli stranieri al 16,3% (-1,6% rispetto all’anno precedente), pur rimanendo distante dall’11,8% rilevato per gli italiani. Secondo quanto riportato nella nota semestrale del Ministero del Lavoro, dei poco più di 5 milioni di stranieri presenti in Italia nel secondo semestre dell’anno, 2.441.251 risultano occupati, 474.273 in cerca di lavoro e 2.096.053 sarebbero inattivi (cioè non lavorano, ne cercano una occupazione).  Il trend occupazionale degli stranieri sembrerebbe, insomma, più positivo di quello degli italiani, come attestato nel documento ministeriale dove viene precisato che: “seppur con lievi incrementi, negli ultimi dieci trimestri, la forza lavoro straniera ha controbilanciato l’emorragia occupazionale che ha investito, con forza, la componente italiana”.

Questo sembrerebbe rispondere a delle precise ragioni: gli immigrati hanno mostrato una notevole adattabilità professionale, ma anche mobilità territoriale nel rendersi disponibili a lavori più duri, meno pagati e magari lontani dalla loro residenza, tanto da costringerli a spostarsi. Per quanto riguarda la situazione geografica, il trend peggiore è mostrato dal Mezzogiorno, mentre per quanto riguarda i settori, abbiamo una contrazione delle attivazioni lavorative per i lavoratori UE nell’Industria in senso stretto del 6,4% e dell’11,4% nelle Costruzioni; solo la domanda di lavoro di personale extracomunitario in Agricoltura, nei Servizi e nell’Industria in senso stretto presenta performance in controtendenza. Tra il II trimestre 2014 e lo stesso periodo dell’anno precedente, per i lavoratori UE si nota una riduzione del numero di contratti a tempo indeterminato pari a -3,5% e pari a -10,7% nel caso delle collaborazioni. Valori positivi si rilevano per gli extracomunitari nei casi del tempo determinato (+9,6%), delle collaborazioni (+12,9%) e dell’apprendistato (+9,2%). Al di là dei trend, è in ogni modo evidente una maggiore e consistente incidenza dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato sul totale delle assunzioni riservate ai lavoratori stranieri: condizione per altro necessaria al rinnovo del permesso di soggiorno.


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