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I sindacati europei a tutela dei lavoratori migranti

by Redazione

Si è svolta la prima Conferenza Europea sui servizi sindacali ai migranti: ecco un primo resoconto a cura del Dipartimento Politiche Migratorie UIL

Si è tenuta il 12 dicembre 2013 a Bruxelles, la I° Conferenza sui servizi sindacali ai migranti. L’evento è stato organizzato dalla CES (Confederazione europea dei sindacati)  come parte delle attività previste in uno specifico progetto (ETUC A4I – Etuc initiative to implement european network of assistance for integration of migrant workers and their families – Home/2012/EIFX/CA/CFP/4216) finanziato dalla UE. L’iniziativa ha coinvolto sindacati provenienti da 18 Peasi: Spagna, Belgio, Olanda, Francia, Regno Unito, Italia, Germania, Svizzera, Irlanda, Repubblica Ceca, Romania, Lussemburgo, Polonia, Ungheria, Finlandia, Slovenia, Bulgaria e Grecia. La conferenza ha visto la partecipazione di oltre 100 rappresentanti sindacali (tra gli altri Giuseppe Casucci, vicepresidente di NELL e tra i responsabili del dipartimento immigrazione della Uil) ed esperti convocati a Bruxelles dalla CES, di cui 38 provenienti dall’Italia. I lavori della giornata sono stati strutturati in tre differenti workshops: il primo sulla “contrattazione collettiva per la protezione dei diritti dei migranti e la loro integrazione”; il secondo sui “servizi sindacali per i migranti e le loro famiglie”; il terzo: sulla affiliazione ai sindacati e l’organizzazione dei migranti. Ecco un primo parziale resoconto

1. Contesto

Nel merito la Conferenza ha tracciato l’impegno della UE nel definire quadri comuni per l’ingresso e il lavoro dei cittadini di paesi terzi (direttive “Permesso unico”, “Carta blu” e “Ricongiungimento familiare”). Inoltre, altre tre direttive, in fase di negoziazione fra il PE e il Consiglio, sono destinate ad aprire canali legali per migranti stagionali, per dipendenti di società multinazionali (ICT), e per studenti, alunni, ricercatori, volontari e persone collocate alla pari. Nel complesso, la legislazione UE fissa le modalità con cui i cittadini dei paesi terzi accedono al mercato del lavoro e definisce i diritti minimi di cui possono beneficiare una volta occupati nel territorio dell’UE.

La politica d’integrazione si basa sulla comunicazione “Agenda europea per l’integrazione dei cittadini di paesi terzi” (2011) e sui principi comuni di base sull’integrazione adottati dagli Stati membri. I cittadini di paesi terzi nell’UE sono circa 20 milioni. Questa cifra non tiene conto di coloro che sono stati naturalizzati ma che ancora hanno bisogno di integrazione e inclusione nelle comunità di accoglienza. Il numero dei cittadini di paesi terzi aumenterà rapidamente nei prossimi decenni. I cambiamenti demografici e le inefficienze del mercato del lavoro saranno elementi propulsori della migrazione economica. Il contributo dei migranti all’economia UE rappresenta una questione strategica per una ripresa che sia fonte di occupazione dell’economia UE. I flussi migratori gestiti correttamente sono considerati una risorsa nella strategia UE2020 e nel “Piano di ripresa fonte di occupazione”. La presenza in aumento di cittadini di paesi terzi nei mercati del lavoro nazionali ha spinto le parti sociali a intraprendere azioni specifiche per affrontare sfide imposte da una forza lavoro più ricca ma diversificata. Almeno tre aspetti delle politiche di migrazione stanno cambiando i sistemi delle relazioni industriali in tutta Europa:

– contrattazione collettiva se fatta su misura sulle esigenze specifiche dei migranti;

– le strutture del mercato del lavoro devono (o dovrebbero) essere modificate per diventare accessibili ai cittadini non UE;

– servizi e strutture per l’integrazione dei migranti sono gestiti dai sindacati per evitare esclusione e ghettizzazioni.

2. Sindacalismo veicolo d’integrazione

La partecipazione attiva dei migranti nel movimento sindacale è un fattore determinante di integrazione. È anche un modo per garantire la parità di trattamento sul posto di lavoro e nel mercato del lavoro. In tal modo, i sindacati (e le relazioni industriali in generale) svolgono un ruolo determinante nell’evitare una ulteriore frammentazione del mercato del lavoro e della società nel suo complesso. Inoltre, l’azione sindacale integra quella delle autorità pubbliche nel fornire assistenza ai cittadini di paesi terzi. I tagli operati ai bilanci pubblici mettono a repentaglio l’assistenza fornita ai migranti dallo Stato o dalle autorità locali. Una ragione in più per preservare la capacità di assistere i migranti che i sindacati hanno maturato finora. Il Piano d’azione della CES sulla migrazione definisce una piattaforma comune per i sindacati in Europa nel campo della migrazione. In esso, si chiede alla CES di agire per una nuova concezione del fenomeno migratorio: una concezione incentrata su solidarietà, partecipazione e assistenza diretta. L’azione della CES sarà anche destinata a mostrare il grande valore portato dai migranti in termini di dinamismo e arricchimento culturale delle comunità locali in cui si insediano.

3. La prima Conferenza Europea dei Servizi Sindacali per i migranti

La Conferenza si è proposta di fare un quadro delle pratiche sindacali mirate a migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei migranti. L’obiettivo è anche quello di trasferire conoscenze e competenze nell’attuazione, da parte dei sindacati, delle politiche sulla migrazione. La maggior parte dei sindacati in Europa ha un’agenda riguardante i migranti. Si tratta di politiche nazionali, spesso attuate a livello locale. Significa che esistono molte pratiche della contrattazione collettiva, dei servizi e della gestione del mercato del lavoro, ma sono poco conosciute a livello europeo. I tre workshop paralleli, organizzati durante la conferenza, hanno approfondito le tecniche usate dalle parti sociali nel campo della contrattazione collettiva e dell’accesso alle strutture del mercato del lavoro per fornire servizi ai migranti e assicurare la loro affiliazione e partecipazione attiva alla vita sindacale. La conferenza ha incoraggiato uno scambio sulle seguenti tematiche.

1. Condividere il know-how e lo sviluppo di capacità riguardanti le strutture di integrazione e di mobilità del lavoro.

2. Promuovere l’affiliazione dei migranti e la loro partecipazione alla vita interna dei sindacati.

3. Creare una rete a livello europeo per facilitare lo scambio di pratiche, anche di cogestione dei servizi nuovi e già esistenti.

4. Migliorare visibilità e accessibilità dei servizi forniti dai sindacati anche utilizzando un’etichetta comune UE.

5. Migliorare la raccolta dei dati per migliorare flussi e stock di migranti.

La prima Conferenzaeuropea dei servizi sindacali per i migranti è solo il primo passo del piano pluriennale della CES nell’ambito dei servizi ai migranti.

6. Il progetto CES A4I

Il progetto CES A4I definisce una rete sindacale transnazionale per “l’assistenza all’integrazione” (A4I) di cittadini di paesi terzi, e un’azione pilota basata sul partenariato transnazionale fra i sindacati e le loro associazioni di migranti situate in sei paesi. La rete A4I migliora la qualità e l’accessibilità alle strutture di integrazione a vantaggio dei cittadini dei paesi terzi e delle comunità locali in una logica di processo di integrazione bidirezionale. L’azione pilota realizza servizi innovativi in un ambiente transnazionale e promuove lo scambio di buone pratiche nel gestire strutture per l’integrazione. L’azione pilota sperimenta la rete A4I in 20 uffici front-desk in Spagna, Italia, Irlanda, Germania, Romania e Slovenia. La rete è estesa ad altri paesi dopo l’azione pilota e prima della fine del progetto.

Il progetto CES A4I è finanziato dal Fondo europeo per l’integrazione e impegnerà tutti i membri della CES per i prossimi due anni.


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