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Il fascino inquietante della libertà

by Redazione

Ogni rivoluzione è storia di sofferenza e di morte ma anche di rigenerazione e di vita. Le età dei rivoltosi tunisini, egiziani, yemeniti, libici raggiunge raramente i trent’ anni e dunque è certo che in quella rivolta ci sia più vita che morte.

Noi italiani, noi europei, noi occidentali, potremmo provare a guardare a quella rivolta per ricordare ciò che siamo stati nei nostri momenti migliori; consapevoli che tutto ciò che di buono possiamo fare è nel presente, perché siamo vecchi, cinici e mai così vicini alla parabola conclusiva della nostra civiltà. Possiamo fare qualcosa adesso, domani ci penseranno da soli e quel che resterà di noi vivrà in loro, in loro si integrerà, nel loro futuro potrà in qualche modo vivere.  Mi vengono in mente frasi che allora mi indussero a fare inutili scongiuri: “la vita fluiva con sempre maggiore forza verso altre parti della terra” , lo scriveva Hermann Hesse ne Le stagioni della vita; “le civiltà durano un certo periodo, poi diventano materiali per la storia”, Dostojevskj nell’Adolescente, era il 1815. Ai giorni nostri Eugenio Scalfari che, Per l’alto mare aperto, dedica tutto un libro al racconto della fine, non desolata, della modernità.

Dunque noi possiamo agire solo nell’oggi, ma non è poco quello che possiamo fare. Distaccarci per sempre da tutti i tiranni, sapendo che da alcuni di loro potremmo avere ritorsioni economiche ma che dentro quel rischio ci passa la vita. Potremmo essere svelti a capire che non basta essere più su del Mediterraneo per salvarsi e che se si lasciano sole Italia, Cipro, Spagna, Francia e Malta, l’Europa sarà presto un’altra cosa. Potremmo fare inaudite e coordinate azioni diplomatiche per accordarci con le Conferenze panafricane su interventi umanitari nei Paesi della frontiera mediterranea che sostengano popolazioni su cui è in corso un olocausto. Potremmo fare un accordo straordinario di dieci righe in cui si dia al Consiglio d’Europa compiti e autonomia totali per affrontare unitariamente questa terza guerra mondiale non dichiarata, lasciando ai burocrati i Libri Bianchi che sanno tutto e non servono quasi mai a nulla.

Potremmo insomma chiedere alle nostre vecchie ossa l’ultimo scatto, vecchi come siamo e per i giovani che fummo. Lo faremmo per i nostri figli? Quei giovani sono figli nostri.

28 febbraio 2011

Fabrizio Molina


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