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La pena di chi assiste

by Redazione

Beppe Casucci in questi stessi istanti pubblica su questo stesso sito un articolo in cui si dà conto di un’importante iniziativa democratica per raccogliere le firme utili a una legge che riconoscerà Rom e Sinti come minoranze linguistiche.

Io sono molto fiducioso che ci si possa fare, con uno sforzo grande e generoso, a raccogliere le cinquantamila firme necessarie. Anche perché i firmatari sanno benissimo che quasi mai raccogliere le firme, consegnarle in tempo e fare tutto a modino, vuol dire poi avere lo straccio di una legge. E in un Paese di solide basi cattoliche, non è affatto importante il risultato, quanto la salvezza dell’anima…

Beppe poi è un cultore di fama nel provocare le intelligenze assopite. Sceglie di scrivere questo articolo nel giorno in cui i giornali danno controvoglia la notizia del rogo al campo rom di Tor Cervara a Roma.

Si potrebbe pensare che ci sia dell’ingenuità in chi ci chiama ad un’iniziativa democratica nel momento in cui le mani dei Brusca e dei Provenzano di Roma, servendosi di qualche borgataro disperato, trasformano la capitale in un’altra Capaci, in una nuova via D’Amelio.

Ma forse qui a Roma è persino peggio. A Palermo, il detonatore che fece saltare in aria Falcone e la sua scorta e poi Paolo Borsellino, era la guerra: l’antistato contro lo Stato, mafia contro magistrati, male contro bene.

A Roma si è rischiato di bruciare sessanta bambini, vecchie, donne incinte. Più simile all’Isis, che colpisce preferibilmente gli inermi, i dannati, i senza speranza.

Beppe Casucci non è un ingenuo, provoca chi legge e lo costringe alla pena di guardare nello specchio la propria morte. Si può crepare in vari modi ma quello che sta accadendo alla nostra civiltà è certamente il peggiore. Perché Beppe sa, come alcuni di noi sanno, che non muore solo chi accende la miccia ma anche chi non soffia sul fiammifero.

Fabrizio Molina


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