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“Le bambine di Suzana sono le nostre bambine. Prevalgano inclusione e integrazione su odio e intolleranza”.

by Redazione

Abbiamo ricevuto questa lettera datata Roma, 10 maggio 2019 e inviata alle più alte istituzioni del nostro Stato: Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio, Miinistro dell’Interno, Presidente della Regione Lazio, Sindaca di Roma, e altre. E’ stata scritta dai genitori e gli insegnanti dell’I.C. Simonetta Salacone, dove vanno a scuola le figlie della famiglia Rom violentemente aggredita per aver ricevuto, in modo trasparente e legittimo, una casa popolare in una periferia di Roma.

Ci sembra molto significativa per fare percepire un certo clima che si sta vivendo nel nostro Paese. Siamo preoccupati, e non lo nascondiamo. Per questo la pubblichiamo, perché faccia capire cosa può significare “terrorizzare discriminando”. O, se si preferisce, viceversa…

Eppure queste parole diffondono anche un’altra certezza: c’è speranza, finche ci sono ancora persone, come queste insegnanti e questi genitori, che lasciano aperta la porta ad un’umanità che non manda al macero cervello e cuore, ecco, allora vuol dire che in Italia, davvero, non tutto è perduto. C’è da rimboccarsi le maniche e (non solo in metafora), spendersi in prima persona.

 

Siamo genitori e insegnanti dell’I.C. Simonetta Salacone, la scuola che frequentano tre delle quattro figlie di Suzana, la donna rom (nata in Italia) che ha finalmente avuto la possibilità di dare una casa alla sua famiglia con l’assegnazione di un alloggio popolare a Torrenova. Un diritto che si è conquistata regolarmente e legalmente. Ciò nonostante da quando è entrata nel suo alloggio è stata ed è continuamente minacciata, insultata, molestata da persone fomentate e sostenute dalla formazione di estrema destra Azione frontale, il cui presidente, tale Ernesto Moroni, è l’autore dell’invio di teste di maiale alla comunità ebraica di Roma nel gennaio del 2014: organizzano presidi sotto casa sua, la insultano con slogan razzisti di giorno e di notte, insultano le sue bambine appena si affacciano nel cortile condominiale; qualche sera fa le hanno staccato la corrente elettrica. Fortunatamente Suzana ha trovato ad accoglierla anche splendidi vicini di casa, che la stanno sostenendo come possono.

E la stiamo sostenendo anche noi, genitori e insegnanti, organizzando dei turni per non lasciarla sola di notte, aiutandola ad arredare la sua casa, continuando a motivarla nella sua coraggiosa scelta di lasciare il campo per una nuova vita nella sua casa. Facciamo tutto questo con gioia e senso di appartenenza ad una comunità, la nostra scuola, inclusiva, democratica e antifascista, ma ci chiediamo se sia normale. Possibile che delle persone debbano organizzare dei turni per salvaguardare l’incolumità di una di loro? Possibile che delle bambine debbano essere terrorizzate? Insultate? Che le autorità conoscono gli autori di queste violenze e lasciano che continuino a perpetrarle? Le bambine di Suzana sono le nostre bambine. Suzana è una di noi. Non possiamo tollerare che le compagne delle nostre figlie e dei nostri figli subiscano quotidianamente violenze e umiliazioni. In quale paese viviamo? Continueremo a presidiare la casa di Suzana fino a quando non sarà sicura, continueremo ad impegnarci con lei perché prevalgano l’inclusione e l’interazione sull’odio fascista e l’intolleranza. La nostra scuola è intitolata a Simonetta Salacone. Simonetta diceva che “la scuola può tutto”. E noi le crediamo.

I genitori e gli insegnanti dell’I.C. Simonetta Salacone

[email protected]


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