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Legion d’onore

nessun luogo è lontano niente da dichiarare

C’è un che di tragico e di nobilmente superfluo nel gesto di Corrado Augias che restituisce la Legion d’onore, una delle massime onorificenze francesi e continentali.Perché lo fa? Perché, dice, di non poter condividere la stessa onorificenza con Abdel Fattah al – Sisi, a dir poco discusso e discutibile presidente egiziano. E la restituisce pur continuando ad amare perdutamente la Francia, terra, dice, della sua famiglia. Ritengo di sua mamma, perché Augias pare più un cognome diffuso nel nuorese che nella Regione della Loira. Credo che Augias abbia fatto un gesto sentito, che poi abbia avuto qualche attenzione dalla stampa e sui social deve averla considerata solo una piacevolezza inattesa. Come quando i Ferrero rocher arrivano in pasticceria dieci giorni prima del solito. Vista l’eco suscitata da Augias, si uniscono allo sdegno Sergio Cofferati, Luciana Castellina, Giovanna Melandri. Tutti appartenenti ad una sinistra bella robusta, che ai tempi di Mitterand in Francia faceva furore come Toto Cotugno tra gli emigrati italiani in Argentina. La Francia con noi anni fa era generosa: dava rifugio ai brigatisti e legioni d’onore ai politici inutili. Non so bene se anche Bertinotti e Vendola, che in quanto a sinistra e inutilità non avevano rivali, abbiano la Legione e se intendano ridarla indietro. Vedremo. Però sento odore di buono nell’aria un po’ così della politica italiana: la sinistra non c’è più da anni è vero, ma da qualche pensionato, di tanto in tanto, esce qualche ragazzo o ragazza  degli anni 50 e anche prima, sopravvissuto a se stesso, che mentre aspetta il suo turno per la dialisi se ne va in giro e prova a farsi riconoscere facendo gesti eclatanti: una volta un torneo di briscola, un’altra un museo senza un visitatore da dirigere o una nomina da restituire. E questo nuovo attivismo non è assolutamente un male: in fondo ci dice che il Covid non ha steso proprio tutti i nostri anziani.

Fabrizio Molina


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