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MARONI HA RAGIONE

by Redazione

Io capisco che per le vedove e gli orfani di antiche ideologie e demagogie, dare ragione ad un autorevole esponente della Lega in tema di migrazioni, suoni come una bestemmia intollerabile. Per  costoro risulta inaccettabile come lo sarebbe se Veronesi si mettesse a parlare in difesa del fumo sfrenato. Però non mi preoccupo troppo, visto che le vedove di quella roba lì sono tutte sopra i novant’anni e gli orfani intorno ai settanta. Gente un po’ patetica ma innocua.

E allora io, con relativo slancio di coraggio, do ragione al ministro Maroni che emana una direttiva per vietare le manifestazioni davanti ai luoghi di culto e ad altri obiettivi sensibili. E poi tende a scoraggiare lo stupro delle piazze italiane, che sono di tutti, da un uso politico – religioso che tendono a farne alcuni musulmani. La trovo una circolare con dei contenuti laici e dunque, da cristiano, le do il benvenuto. E’ semplice: le sinagoghe, le chiese, le moschee sono dei fedeli, i marciapiedi sono di tutti. Magari Diliberto non sarà d’accordo, ma mi consolo pensando che sarebbe stato d’accordo Cavour. E neanche basta: il fatto che i luoghi di culto appartengono ai fedeli, non vuol dire che dentro possano farci quello che gli pare. Se Don Marco, il mio parroco, a cui spesso piace parlare un po’ in romanesco, incitasse a scannare tutte le portinaie in pensione, devono poterlo capire, denunciare e metterlo in galera; così se qualche imam dovesse essere un po’ troppo esuberante, qualcuno deve poter chiedergliene conto. Dunque se predica in italiano è meglio.

Oddio sono d’accordo anche con Fini: chissà che penserà quella lettrice del sito che fa politica a Venezia e che ogni tanto mi dà del fascista. E chissà che penseranno i ferventi cattolici dal pensiero debole del fatto che io ritenga che loro possono macerarsi nei tormenti mentre chi governa deve decidere e, stavolta, ha deciso bene?

Noi di Nessun Luogo continuiamo a pensare quello che pensiamo da tanto tempo: l’unica strada per governare le migrazioni è quella di affrontarle in modo coerente e complessivo, con uno sguardo d’insieme attento, quella che, insomma, chiamiamo governance. Il fatto che non si faccia, ci pare un problema destinato ad aggravare i danni. Ma fintanto si continueranno ad adottare provvedimenti singoli e spesso tra loro incoerenti, noi continueremo a fare la doverosa fatica di leggerli e giudicarli per quello che sono, senza antipatie o indulgenze preconcette, senza nostalgie per quando eravamo piccoli e il dizionario delle ideologie aveva una risposta per qualunque domanda.

Fabrizio Molina

23 gennaio 2009


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