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“Non ho un uomo e non conto nulla”

by Redazione

19 anni, bulgara, un bambino di un anno e mezzo. Ragazza madre e rom. Una pacchia per chi del suo corpo voglia fare ciò che crede. Prenderlo, usarlo, gettarlo via. Davanti agli occhi di un marmocchio che non sapremo mai quanto e se ricorderà aver visto sua madre subire cose brutte e vederla piangere e sentirla urlare. E se non se ne ricordasse, c’è sempre il subcosciente a fare da teca ai nostri ricordi più lontani e terribili.

È accaduto ieri a Roma, era già la seconda volta: due uomini violano quella ragazza davanti a suo figlio e qualche giornale compassionevole racconta il fatto in cronaca. Mi ci è caduto lo sguardo perché nell’occhiello si cita la via dove questa ennesima scorreria funebre su corpo di donna si è consumata: via del Tintoretto, zona Laurentina; neanche proprio negli antri dove vive il degrado senza speranza. È la via che percorrono ogni giorno, più volte al giorno, le mie figlie. Per andare e tornare da scuola, per  incontrare le amiche nell’anonimo centro commerciale, per andare in Parrocchia, dai cugini, a fare spesa con me alla GS, qualche volta.

Appena raggiunta dalla polizia la ragazza ha detto solo: «Sono una ragazza madre, non ho un uomo, non sono nulla».
Domando a me stesso e domando a voi: è così? Abbiamo trasformato per davvero questo mondo in uno squallido abituro dove la nostra figlia bulgara rom e ragazza madre, dice di non contare nulla perché madre, perché rom, perché bulgara, perché senza un uomo? Ditemi, Vergine Santissima, è così?

E noi dov’eravamo mentre tutto questo accadeva? Mentre diventavamo tanto brutti dentro da destare raccapriccio a guardare l’altro che altro non è che l’immagine di noi stessi?
Ma vi rendete conto che se così fosse, se cioè noi avessimo davvero consentito a noi stessi un tale degrado che la nostra stessa figlia bulgara, madre, sola e rom che avrebbe dovuto perciò essere la nostra prediletta, è convinta di non aver diritto a niente poiché non è niente, nessuno di noi avrebbe né abbastanza mondo per scappare, né un Dio talmente idiota da perdonarlo?

Fabrizio Molina

11 dicembre 2009


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