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Quelli che … pagano e forse un giorno vedranno la pensione.

by Redazione

C’è uno squilibrio evidente tra contributi versati dai lavoratori immigrati e le pensioni che ricevono. Io dicono i numeri che si possono leggere sul VII Rapporto European Migration Network: “Immigrazione e sicurezza sociale, il caso italiano”, a cura del Centro Studi e Ricerche Idos. Ad oggi solo lo 0,2% di chi riceve una pensione previdenziale è extracomunitario.

I lavoratori immigrati – insomma – alimentano le nostre pensioni. Frase di circostanza, buonista? Mica tanto: “Continuano ad essere decisamente bassi, seppure in forte crescita nel corso dell’ultimo triennio, i valori percentuali dei non comunitari sul totale dei beneficiari di trattamenti pensionistici: per le pensioni previdenziali (invalidità, vecchiaia e superstiti) l’incidenza nel 2012 è appena dello 0,2% e i beneficiari sono per il 90% persone che risiedono ancora in Italia e per il 62,4% donne; per le pensioni assistenziali l’incidenza dei non comunitari sul totale si ferma all’1% (nel 54,7% dei casi le beneficiarie sono donne)”.

Altri dati. I disoccupati. “Gli stranieri, essendo stati nel complesso più duramente toccati dalla crisi, hanno un’incidenza più alta come fruitori delle indennità di disoccupazione e della cassa integrazione ordinaria. Inoltre, trattandosi di una presenza familiare (oltre 2 milioni di famiglie con un componente straniero), soggetta a maggiori difficoltà, è consistente anche la loro incidenza sulle prestazioni erogate a sostegno del nucleo familiare: secondo l’Istat, il 55,4% delle coppie straniere con figli ha un unico reddito e le coppie con figli in cui vi è almeno un disoccupato sono cresciute dal 13,% del 2008 al 21,3% del 2012”.

Il futuro. In base alle stime, “i cittadini stranieri presenti in Italia, che nel 2010 hanno inciso per l’1,5% sugli ingressi in età pensionabile, porteranno la loro incidenza al 2,6% nel 2015, al 4,3% nel 2020 e al 6,% nel 2025, anno in cui si stima che gli ingressi in età pensionabile saranno 43mila tra gli stranieri e ben 747mila tra gli italiani, per cui i pensionandi immigrati passeranno da 1 ogni 46 (all’inizio del periodo) a 1 ogni 19. È evidente che il differenziale pensionistico tra le due popolazioni andrà riducendosi, ma permarranno tuttavia significativi margini che andranno a beneficio della gestione pensionistica, tenuto conto che la popolazione straniera in quell’anno, secondo le previsioni, inciderà per il 12,3% sul totale dei residenti”.

Fonte: di VLADIMIRO POLCHI, www.repubblica.it

 


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