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Se l’Italia alzasse la bandiera dei diritti civili

by Redazione

Nel preambolo al Patto Internazionale dei Diritti Civili e Politici del 1966 si dichiara che “l’ideale dell’essere umano libero, che goda delle libertà civili e politiche e della libertà dal timore e dalla miseria, può essere conseguito soltanto se vengono create condizioni le quali permettano ad ognuno di godere dei propri diritti civili e politici, nonché dei propri diritti economici, sociali e culturali” libertà e diritti che ogni Paese deve osservare e rispettare.

La forza di questa dichiarazione risiede anche nella equiparazione delle “libertà dal timore e dalla miseria” alle libertà dalle persecuzioni per motivi politici, religiosi o etnici. E’ importante questa notazione perché essa da un lato sedimenta il meglio della cultura umana in tema di diritti singoli e collettivi e, dall’altro, sancisce come ciò che lega i diritti umani e quelli sociali e questi a quelli civili e politici, siano i diritti inalienabili della persona.

E non sono forse i diritti inalienabili della persona quelli posti alla base della Costituzione italiana e di quello spirito costituente che ha animato la stesura e il tentativo di approvazione della cosiddetta Costituzione europea?

Il Presidente Berlusconi ha dunque probabilmente ragione quando, a supporto della vicenda respingimenti operata dal Ministro dell’Interno, dice che le persone respinte non erano perseguitati politici, ma ha indubbiamente torto quando non prende in esame altre cause di persecuzione. Ciò che equivarrebbe ad una vera rivoluzione copernicana, sarebbe l’abbandono dell’uso dell’immigrazione come arma di battaglia elettorale, perché il modo con cui essa viene trattata può creare crisi irreversibili nella costituzione morale del Paese, fino a comprometterne la coesione sociale.

L’attuale maggioranza si ispira a valori di liberalismo politico e liberismo temperato in economia; sia allora coerente e issi la bandiera dei diritti civili, come avviene nei Paesi autenticamente liberali. Può farlo e sa di doverlo fare. Berlusconi sa che non potrà mai, di fronte al tribunale della storia, scusare eventuali tragici errori sulla immigrazione invocando l’intemperanza della Lega; essa è un partito pluriregionale e come tale legato in modo antimoderno alla terra e al campanile e dunque inadatto a scelte epocali. E’ già accaduto che l’Italia sia uscita da proprie tragedie storiche con scelte di livello assoluto; accadde con la Costituzione dopo il ventennio fascista, è accaduto con la ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale. Sarebbe importante accadesse oggi, che esiste una maggioranza mai così forte, tanto forte che dovrebbe capire che dopo la vittoria occorre saper indicare al Paese una rotta e un destino.

Fabrizio Molina

12 maggio 2009


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